TRATTAMENTO INVERNALE
Premessa
Come dico sempre, l’apicoltura è da pensarsi come un abito fatto su misura che va cucito in funzione delle proprie esigenze e quindi deve essere calato e adattato alle singole realtà delle api, degli apicoltori e degli areali.
Perché il trattamento invernale?
Il trattamento invernale è da ritenersi quello davvero efficace nel contenimento (purtroppo non abbattimento definitivo) della varroa, quello determinante per la sopravvivenza della colonia. Il trattamento estivo, definito tampone, ha l’obiettivo di mantenere basso il livello di infestazione della varroa fino a raggiungere la stagione invernale.
Esistono diverse tecniche applicabili per il trattamento invernale. Una di queste è l’ingabbiamento, argomento che tra l’altro l’ Associazione ha già affrontato in un convegno nell’ottobre del 2016 in cui gli apicoltori professionisti Vincenzo Menna (Abruzzo) e Savino Petruzzelli (Puglia) hanno illustrato le loro esperienze di campo.
Perché ingabbiare?
In alcuni areali, complici anche i cambiamenti climatici, non si assiste ad un vero e proprio blocco di covata invernale e con l’estate che si protrae fino all’autunno inoltrato la tendenza è quella di continuare ad allevare covata e quindi varroa. Inoltre alcune volte l’alto tasso di varroa fa sì che la colonia sia indotta a far proseguire l’allevamento quasi come un estremo tentativo di sopravvivenza.
La presenza di piccole rose di covata può inficiare in toto il trattamento; infatti basta pensare che in 10 cm2 di favo trovano posto circa 450 celle per lato e se ognuna di esse contiene almeno una varroa ci ritroviamo, in inverno, con una infestazione di tutto rispetto destinata a crescere in maniera esponenziale nei mesi successivi.
Con l’ingabbiamento si ottiene in maniera sicura il blocco di covata invernale
Operazioni propedeutiche all’ingabbiamento
Innanzitutto per procedere con questa operazione bisogna possedere una buona capacità di manipolazione delle api e dell’ape regina, se non si ha dimestichezza e sicurezza è allora preferibile optare per un’altra soluzione. Quale? La via più semplice se non si ha una conduzione biologica potrebbe essere l’utilizzo di strisce di apivar o apistan, altrimenti si potrebbe sforchettare (o eliminare) la covata e procedere con un trattamento di ossalico gocciolato.
Supponendo che siamo abbastanza bravi con le nostre api occorre preparare la famiglia all’ingabbiamento e fare qualche valutazione sulle condizioni delle nostre colonie.
A prescindere dalla popolosità e dall’intenzione di voler procedere con un ingabbiamento, è sempre buona norma stringere le famiglie in vista dell’arrivo dell’inverno. Il restringimento della famiglia consente di individuare meglio il glomere: la regina ingabbiata va posizionata al centro del glomere, rispettando così anche la fisiologia dell’alveare.
Per famiglie molto deboli valutare attentamente se è il caso di ingabbiare: l’esperienza e l’osservazione della famiglia ci consentiranno di determinare l’opportunità di procedere o meno.
L’operazione di restringimento consente di fare un controllo approfondito delle colonie e in particolare permette di:
- controllare la presenza della regina e provvedere ad eventuale marcatura o gestire l’orfanità
- verificare la presenza e l’estensione della covata
- verificare la quantità di scorte e se necessario provvedere a somministrare nutrizione
Quali gabbie utilizzare?
Per l’ingabbiamento invernale Vincenzo Menna utilizza la gabbia MeGa da lui stesso concepita come una modifica alla gabbia ucraina, mentre Savino Petruzzelli utilizza una gabbietta cinese (indifferentemente se in plastica o bambù).
Come già detto non esiste una regola aurea che ci dica quale sia la migliore gabbietta da utilizzare: la scelta è frutto di strategie di conduzione apistica, costi e praticità di utilizzo. Sicuramente vanno preferite delle gabbiette che consentano l’accudimento della regina da parte delle operaie in modo da permettere la nutrizione della regina e la diffusione del feromone reale. Per questi motivi vanno escluse a priori le gabbiette da trasporto e quelle che non consentono il posizionamento all’interno del glomere (tipo la Scalvini) che di solito ha la tendenza ad occupare il centro del telaino.
Istruzioni per i trattamenti
Come più volte è stato ripetuto non esiste un’unica maniera di procedere e di seguito vengono riportate le metodologie descritte da Petruzzelli e Menna.
Metodo Petruzzelli
Durante l’operazione di ingabbiamento (sia estivo che invernale) è buona prassi chiudere gli alveari per due motivi: evitare situazioni di possibili saccheggi e semplificare l’operazione della ricerca della regina confinando le bottinatrici all’esterno dell’alveare.
A tale scopo Petruzzelli pone dei pezzi di gomma piuma all’ingresso degli alveari.
Petruzzelli utilizza l’economica gabbietta cinese, in plastica o bambù, raccomandando in questo caso di controllare che i pezzi di bambù non siano deformati perché altrimenti la regina potrebbe evadere e a quel punto il trattamento risulterebbe inefficace.
Una volta confinata la regina, Petruzzelli fissa la gabbietta al telaino con uno stuzzicadenti poco al di sotto della corona delle scorte facendo attenzione a non sporcare la regina con il miele; pone il telaino in terza posizione.
In seguito adotta il seguente calendario dei trattamenti:
- sublimato dopo 9 gg dall’ingabbiamento
- sublimato dopo 18 gg dall’ingabbiamento
- gocciolato dopo 25 gg dall’ingabbiamento
- sublimato dopo 33 gg dall’ingabbiamento
- sublimato dopo 37 gg dall’ingabbiamento
- liberazione della regina
Metodo Menna
Menna ha elaborato una gabbia ad hoc (MeGa) partendo dal modello ucraino modificandone la forma e risolvendo così criticità quali la regina che finiva negli angoli e non riusciva a tornare nel glomere
Menna si limita, prima di iniziare l’operazione di ingabbiamento, a chiudere con le porticine in lamiera.
Menna consiglia di mettere la gabbia all’interno dell’arnia alcuni giorni prima dell’ ingabbiamento in modo da eliminare eventuali cariche elettrostatiche, inoltre consiglia di non ingabbiare regine con più di due anni o che si sono rivelate “problematiche” durante la stagione.
Nelle zone con climi più rigidi è opportuno restringere la famiglia con un doppio diaframma, magari in polistirolo e assicurarsi che per la famiglia siano disponibili almeno 15 kg di scorte.
Menna esegue solo sublimati con il seguente calendario:
- 15 gg dall’ingabbiamento
- 30 gg dal primo trattamento
- 7 gg prima della liberazione
- liberazione della regina
- 4 gg dopo la liberazione (opzionale solo se la caduta di varroa è ancora consistente) e controllo della ripresa della deposizione
Al momento della liberazione della regina, nel caso di temperature basse e quindi glomere stretto Menna toglie solo il tappo superiore altrimenti estrae la gabbia e toglie tutti e tre i tappi e rimette nella stessa posizione.
Se al 4 gg la regina non è uscita dalla gabbia, Menna consiglia di capovolgere la gabbia e batterla leggermente per far scendere la regina per poi metterla in una gabbia da trasporto nella quale è stato messo del candito e inserirla nell’alveare.
Possiamo riassumere con il seguente schema
Menna | Petruzzelli | |
Materiali | Gabbia MeGa | Gabbietta cinese |
Durata della clausura | 60/70 gg | 40/45 gg |
metà novembre → fine gennaio- inizio marzo | ||
Modalità di trattamento | 1° sublimato dopo 15 gg | 1° sublimato dopo 9 gg |
2° sublimato dopo 45 gg | 2° sublimato dopo 18 gg | |
3° sublimato dopo 52 gg | gocciolato dopo 25 gg | |
Liberazione | 3° sublimato dopo 33 gg | |
4° sublimato (se necessario) dopo 3-4 gg dalla liberazione della regina | 4° sublimato dopo 37 gg | |
liberazione |
Potrebbe destare qualche dubbio il numero di trattamenti, ma l’intento è quello di ripartire in primavera con un numero di varroe minimo il più possibile vicino allo zero.
Criticità
- Anzianità della regina: se ha più di due anni il feromone è a livelli bassi e si potrebbe incorrere in mancata riaccettazione
- Famiglia poco popolosa: con l’ingabbiamento potrebbe accadere che il glomere si sposti e che la regina venga abbandonata
- Centrare il glomere: stringere il più possibile la famiglia
Scegliere bene il periodo dell’ingabbiamento: se ingabbio troppo presto potrei perdere dei cicli di covata e quindi delle api svernanti, se troppo tardi le condizioni meteo potrebbero rendere difficili i trattamenti; sia Petruzzelli che Menna fanno coincidere il periodo di inizio ingabbiamento con il mese di novembre perché sono nate tutte le api destinate a svernare, cioè quelle che sono state in grado di accumulare all’interno del proprio corpo grosse scorte di proteine.
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