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Come ho realizzato il mio primo apiario
26 Mar 2020

Come ho realizzato il mio primo apiario

Post by Giancarlo Tozzi

Frequentare un corso di Apicoltura di I° livello, utile ad acquisire quelle nozioni base fondamentali, è il primo passo per scoprire il sorprendente mondo dell’apicoltura, ciò nonostante la prima sfida che attende un aspirante apicoltore è sicuramente quella della costruzione di un piccolo apiario.

Sul web e sui libri si possono trovare numerose guide e principi generali per creare un apiario. Tuttavia, la sua realizzazione è un percorso interiore affascinante, fatto di pensieri, dubbi, sperimentazioni, conoscenze del territorio e di qualche nozione di botanica.

Molte considerazioni e riflessioni hanno preceduto la scelta del posto per posizionare un apiario stanziale. Ho valutato molti elementi favorevoli e bilanciato quelli sfavorevoli.

Per la mia personale esperienza, non possedendo terreni o qualsiasi altro posto adatto per collocare le arnie, mi sono rivolto ad amici agricoltori e sono riuscito a farmi ospitare sui terreni di un’azienda agricola biologica. 

La scelta di una azienda biologica, non solo nella certificazione ma soprattutto nelle convinzioni di salvaguardia dell’ambiente e della salute umana da parte dell’agricoltore, è strategica per non avere problemi di salute per le api e se in futuro si vorranno ottenere delle certificazioni biologiche.

Geograficamente l’apiario si colloca nel territorio del comune di Castorano, in provincia di Ascoli Piceno, nella Regione Marche. L’ho valutato come buono per l’assenza di attività produttive industriali e per la presenza di numerosi laghetti artificiali creati per l’irrigazione e la presenza di rigagnoli di acqua nei fossi vicinali. L’altitudine media del territorio comunale è di circa 280 m.s.l.m. Nonostante l’altitudine appartenga alla media collina, purtroppo si iniziano ad intravedere alcune conseguenze dei cambiamenti climatici, soprattutto in relazione alle siccità estive.

Cambiamenti che hanno già portato alla scelta pratiche agricole molto diverse dal passato, già effettive da almeno un ventennio. Facendo un esempio, parlando di un territorio a forte vocazione vitivinicola, l’impianto di una vigna di Passerina (uva a bacca bianca) non avviene più in terreni rivolti a sud, ma al contrario esposti a nord. Mezzo secolo fa nessun contadino avrebbe mai immaginato di dover piantare una vigna nei terreni rivolti a nord. Tutto ciò potrebbe far pensare che anche l’apicoltura potrà cambiare. Sicuramente non vedremo più apiari esposti “a pieno sole” per tutta la durata del giorno, ma parzialmente riparati sotto gli alberi. La mia scelta è stata indirizzata in tal senso.

Aspetti negativi del territorio, oltre alla già citate eccessive siccità, sono la presenza di un’agricoltura non del tutto sostenibile, incentrata soprattutto sulla coltivazione della vite (come sappiamo la viticoltura non ha un grande feeling con l’apicoltura e spesso l’uso eccessivo di diserbanti e pesticidi genera non pochi problemi alle api).

Una agricoltura intensiva, se da un lato può incrementare alcune fonti nettarifere (penso soprattutto ai girasoli) dall’altro limita fortemente la biodiversità animale e vegetale incidendo fortemente sulla salute delle api e sulla qualità dei prodotti che da esse derivano.

A sostegno di quanto detto c’è lo studio del Ministero dell’Ambiente, che individua le zone a “Calanchi” dell’Italia centrale a rischio desertificazione, nonchè delimita nelle aree a impianto intensivo di vigne, un ridotto livello produttivo dei terreni [1]:

Dalla mappa satellitare di Google si vede distintamente l’esistenza di una linea di demarcazione netta del “verde”, verde che si fa più intenso dai 400 m.s.l.m in su. 

L’agricoltura intensiva, il consumo di macchia, la presenza umana incidono negativamente sulla presenza del “verde”.

Google Maps Marche del Sud
Dai Monti Sibillini al Mare Adriatico è evidente la perdita di biodiversità e di macchia boschiva.

La scelta di posizionare l’apiario a 280 m.s.l.m, nel territorio di Castorano è stata prevalentemente dettata da esigenze pratiche, come la vicinanza alla mia abitazione e la possibilità di un ricovero per gli attrezzi e per gli strumenti.

Avere un locale di servizio nelle vicinanze di un apiario rende il lavoro dell’apicoltore più agevole

Per quanto descritto sopra ho scelto un luogo frutto del compromesso tra diverse condizioni:

  • rivolto a sud sud/est, ma parzialmente riparato da alberi 
  • la necessità di lavorare con comodità. Sulle arnie si lavora posizionandosi sul lato opposto dalla porticina di volo, pertanto sarebbe ideale che la zona posteriore permetta un’agile manovra e sia riparata dagli alberi o dalla macchia.
  • una posizione soleggiata, al riparo dai venti, soprattutto quelli freddi. 
  • presenza dell’acqua, come laghetti o rigagnoli.
  • collocarsi più in basso rispetto alle fonti nettarifere, ma non troppo per evitare le nebbie e l’umidità che nella stagione fredda si formano nelle valli. Le api soffrono l’umidità, soffrono i venti freddi, concause di malattie come la covata calcificata ed anche i venti caldi che asciugano troppo.

In definitiva, ho posizionato il mio apiario al limite di un terreno, poco prima che inizi il dislivello del fosso vicinale. Una zona coperta da alberi, soprattutto acacie  e circondata da rovi (bene rifugio per le api, in tempi di magra). Nelle immediate vicinanze c’è un ciliegeto, una fonte trofica di nettare e polline, che sosterrà le api nella primavera prima della fioritura delle acacie.

Avere un pò di ombra a disposizione aiuta a sopportare meglio le calure estive, sia per le api sia per l’apicoltore

Ho creato un piccolo terrazzamento di terreno di circa 6 mt di lunghezza per 3 mt di larghezza. Per il terrazzamento ho utilizzato dei tondini di ferro da edilizia come sostegno e  tavoloni di legno come paratia.

Terrazzamento: poco invasivo e aiuta nel lavoro dell’apicoltore ed anche a preservare il “situ”

Ho utilizzato dei mattoni in argilla come sostegni verticali e pali in cemento, gli stessi usati nelle vigne, oggi sostituiti con l’acciaio, come elementi orizzontali.

Materiali di recupero e mattoni di argilla, elementi assolutamente naturali, resistenti e duraturi nel tempo.

Questa struttura molto pensante resisterà bene sia al vento che all’aumento di peso delle arnie, inevitabile durante le stagioni primaverili ed estive. Con questa solida struttura, molto pesante, sarebbe anche possibile legare le arnie con catene agli elementi orizzontali ed evitare (o complicare) un eventuale tentativo di furto.

Le arnie dovrebbero essere sollevate da terra, dove staziona aria più fredda ed umida. Non esiste una altezza ottimale. Generalmente sarebbe ideale posizionarle ad una altezza che ci permetta di lavorare comodamente su di esse, senza piegare la schiena e il collo, ovvero riuscire a lavorare molte ore senza accusare particolari fatiche da postura errata. L’altezza quindi è determinata da l’altezza dell’apicoltore.
Importante è anche la distanza tra le arnie. Non esiste una regola generale, ma è bene prevedere uno spazio sufficientemente ampio per poter appoggiare utensili e favi. Nel mio modo di lavorare trovo comodo lo spazio tra una arnia e l’altra al fine di posizionarvi un cassettino porta sciami, dove ripongo i telaini di volta in volta estratti, durante le ispezioni. Con questa modalità ho poche api che svolazzano e rendo meno traumatiche, per le api, tutte le operazioni.

Ad una altezza corretta si lavora con schiena eretta e senza difficoltà, lo spazio tra una arnia e l’altra mi permette un ampio spazio di manovra

Una ultima caratteristica, da tenere presente per la scelta del luogo, è sicuramente la lontananza dalle case e dalla presenza antropica (non tutti adorano e comprendono gli insetti). Inoltre, tale scelta, aiuta a proteggerci da eventuali furti o atti vandalici. Tutte queste caratteristiche ci permettono di lavorare indisturbati e di non disturbare nessuno.

primi passi e considerazioni su come realizzare il primo apiario. Luogo, materiali, accorgimenti. Una piccola guida pratica da una esperianza personale
L’apiaro è completato e le arnie posizionate sui supporti, un mattone sui copri favo, li tiene ben saldi in caso di vento forte.

Bibliografia:
[1] http://dspace.crea.gov.it/bitstream/inea/1258/1/SE5-17.pdf

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