Randy Oliver, Re-evaluating varroa monitoring, part1, ABJ March 2020
Randy Oliver è un apicoltore californiano che sperimenta molto con le sue api. Scrive abitualmente sulla rivista americana American Bee Journal (ABJ) e pubblica i suoi lavori sul sito: www.scientificbeekeeping.com
Randy, che ha una formazione di biologo, si approccia al suo lavoro con metodo scientifico, spesso mettendo in dubbio le sue stesse pratiche; esamina sempre la letteratura disponibile per verificarla alla luce delle sue osservazioni. Eventualmente imposta nuove prove di campo.
In questa serie di articoli in corso di pubblicazione su ABJ mette sotto indagine una pratica necessaria per avere alveari produttivi ed in buona salute: le tecniche di monitoraggio dell’infestazione da varroa.
Cominciamo con una elencazione dei metodi in uso.
- 1. Ispezione visiva all’interno dell’alveare. Si può pensare che si possa semplicemente guardare se ci sono Varroe sulle api o api con Virus delle ali deformi (DWV). Sfortunatamente, la maggior parte delle varroe si trova nascosta sulla covata opercolata o tra i tergiti/sterniti delle api adulte; per quando questi segnali diventino visibili, sarà già troppo tardi, poiché l’esplosione di DWV nell’alveare avrà già passato la soglia di non ritorno.
- 2. Caduta naturale ovvero conta su foglio adesivo. E’ un metodo popolare poiché non richiede l’apertura dell’alveare. I risultati di confronti sul campo di caduta naturale con la popolazione totale di acari sono controversi: qualcuno trova una buona correlazione, altri meno. I miei dati indicano che la caduta naturale può notevolmente sotto o sovrastimare il reale livello di infestazione delle api nella colonia.
E varia grandemente da alveare ad alveare…
Anche Fell (Fell, RC, et al (2010) The spatial distribution of varroa mites in honey bee hives. Proceedings of the 2010 American Bee Research Conference) ha seguito la caduta naturale per un lungo periodo ed ha concluso: ‘i risultati di questo studio indicano che i dati sul campionamento possono variare moltissimo. Il numero di acari rinvenuti sul foglio adesivo può variare sino al 250% nel giro di due settimane’.
La caduta naturale è molto suscettibile all’alto tasso di mortalità di Varroa immediatamente dopo essere emersa dalla celletta, mortalità che risulta in strisce di acari sul foglio adesivo sotto i telaini. La caduta naturale deve essere anche rapportata alla forza delle colonie, dato che 25 acari che cadono da una colonia di 4 tl sono più preoccupanti di 25 acari che cadano da una colonia di 20 tl (ndr: negli Stati Uniti si usano arnie Langstrott a doppio nido). Questo metodo richiede vista acuta per distinguere le varroe sul foglio, è monotono e richiede che si ritorni per la conta.
- 3. Caduta forzata. Si può accelerare la caduta di varroa ed avere un risultato che riflette maggiormente il tasso di infestazione applicando un trattamento che permetta di far cadere le Varroe dalle api, come lo spolveramento con lo zucchero a velo, l’acido ossalico sublimato o gocciolato, l’acido formico o un acaricida di sintesi a rapido effetto. Una caduta forzata può dare dei risultati veloci e sufficientemente accurati. Questo metodo presenta diversi vantaggi:
- Nessun bisogno di muovere telaini
- Nessun danno per regina e api
- Nel caso di zucchero a velo ci vogliono pochi minuti
- La conta si fa in meno di un’ora
- La caduta è sufficientemente rappresentativa del tasso di infestazione
- Il trattamento uccide anche un certo numero di varroe.
- 4.Dissezione della covata, tipicamente covata maschile. Questo metodo, tedioso, può quantificare la percentuale di celle infestate su un campione di 100 celle. Ma quali scegliere? Come sottolineato da Fuchs (Fuchs, S (1985) Quantitative diagnosis of the infestation of bee hives by Varroa jacobsoni Oud. and distribution of the parasitic mite within the hives. Apidologie 16(4): 343-368) la distribuzione di acari nella covata varia molto da tl a tl e tra le celle di una data porzione di covata.
Come vedete nella foto sottostante, vale la pena ispezionare la covata quando troviamo celle rotte sui longheroni dei telai. Noi (arnie a doppia camera) lo facciamo quando dividiamo le colonie dopo l’impollinazione dei mandorli (ndr: in California, a febbraio). Se notiamo Varroa sulla covata maschile entriamo in azione, NON è un sistema affidabile di monitoraggio affidabile, anche con il telaio da fuchi.
Charriere (Charriere, JD, et al (2003) The removal of capped drone brood: an effective means of reducing the infestation of varroa in honey bee colonies. Bee World 84 (3): 117-124) ha verificato che ‘il carico dei parassiti delle celle da fuco è variato da 1 a 6 volte nello spazio di una settimana senza alcuna relazione con l’effettiva popolazione di Varroa’.
Nelle nostre operazioni adottiamo un tl da fuchi in ogni alveare, ma, dopo aver ispezionato diversa covata maschile disopercolandola, concordo con Charriere. E in climi aridi c’è poca covata maschile a tarda estate.
Applicazioni pratiche: secondo i sondaggi di Bee Informed Partership (ndr: è una indagine via web cui aderiscono migliaia di apicoltori americani ogni anno per raccogliere dati a livello nazionale), gli apicoltori usano la caduta naturale e l’ispezione di covata maschile tanto quanto i metodi di campionamento di api adulte descritti di seguito. La caduta naturale dà una idea generale della popolazione totale di acari in una colonia ma deve essere rapportata al numero di api e alla quantità di covata dell’alveare.
Così non è con i metodi descritti di seguito, per cui si può affermare che determinare il tasso di infestazione sulle api adulte è biologicamente più rilevante per valutare la salute della colonia.
- 5. Campionamento di api adulte
Tutti i metodi descritti di seguito richiedono di raccogliere un campione di api adulte (1 misurino per l’analisi delle urine raso contiene circa 315 api).
Poiché il campione rappresenta meno dell’1% della popolazione di un alveare la scelta del tl è importante, così come lo è il modo in cui sono manipolate le api prima di essere messe nel contenitore, quanto accuratamente è stato riempito il misurino e come gli acari vengono staccati dalle api.
Ho elencato alcuni metodi usati comunemente per recuperare le varroe dalle api. Tuttavia una buona operazione di recupero sta tutta nei dettagli, che verranno successivamente investigati.
1. lavaggio con alcol: è il mio favorito.
2. zucchero a velo (zav): accurato se ben eseguito, rollando bene le api nello zucchero prima di agitarle; le api si scaldano e si staccano le varroe. Il minuto di scuotimento vigoroso delle api è faticoso, ma il vantaggio è che le circa 300 api vengono solo… brutalizzate anziché uccise.
3. lavaggio con acqua e sapone: anche questo metodo funziona bene, specialmente se si usa un detergente per piatti non schiumoso.
4. etere: veloce, ragionevolmente accurato, ampiamente usato; tuttavia incontra difficoltà nello staccare le varroe dalle api.
5. C02: sebbene attraente perché non uccide le api lo ritengo un metodo non applicabile.
Nota pratica: tutti questi metodi sono altrettanto validi nella misura in cui vengono eseguiti correttamente. Prendere scorciatoie o non cogliere l’esatta importanza dei dettagli nella tecnica può rendere non affidabile il campionamento.
Personalmente trovo il lavaggio con alcol il metodo più affidabile e veloce; può far recuperare anche il 95% delle varroe presenti sulle api del campione in circa 1 minuto, risultati che anche lo zav può ottenere. Nel nostro programma di selezione ne eseguiamo circa 2000 per stagione. Siamo passati dallo scuotimento manuale a quello meccanico.
Eppure… ho capito che i nostri metodi si basavano largamente su assunzioni piuttosto che su dati. Mi sono posto una serie di domande:
- Il n di varroa varia da tl a tl di un alveare?
- Quale tl produce il campione più rappresentativo di infestazione sulle api adulte?
- E’ necessario eseguire un certo numero di manipolazioni nell’alveare con il rischio di perdere la regina, per ottenere un campione rappresentativo? E possiamo evitare di disturbare la camera di covata?
- Permettere che qualcuna delle api scosse voli prima di raccogliere il campione ha qualche effetto sul tasso di infestazione delle rimanenti?
- Nel lavaggio con alcol la percentuale di concentrazione di alcol è significativa?
- Quanto ‘intensamente’ occorre scuotere il campione?
- Che tipo di movimento applicare durante il lavaggio?
- Fa differenza per quanto tempo agitiamo il campione nell’alcol?
- Quante varroe siamo in grado di rimuovere? Possiamo affermare, in modo coerente, almeno il 95% o addirittura il 100%?
Un bel po’ di buone domande. Metà delle quali si applicano al campionamento in generale e l’altra metà solo al lavaggio con alcol. E nonostante il lavaggio con alcol sia così ampiamente raccomandato, è difficile trovare dati per rispondere a queste domande.
I dati migliori si ottengono da alveari fortemente infestati con un alto numero di varroe, altrimenti è difficile separare gli EFFETTI di ogni dettaglio delle VARIAZIONI CASUALI. Così, durante la scorsa stagione non appena ho avuto a disposizione alveari molto infestati, ho eseguito una tonnellata di test per rispondere a queste domande.
Alcune risposte mi hanno sorpreso.
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