Corsi di perfezionamento coi cartoni animati.
Ecologia, etologia e biologia delle api e dell’alveare. Episodio 3
Strane idee sulle api… o una cruda metafora politico-economica?
Bee movie, Dreamworks 2007.
Di primo acchito, tipo dopo tre minuti dai titoli di testa, ci siamo chiesti: ma si può fare un film, anche se di animazione, così incredibilmente impreciso?
Parliamo di “Bee movie” (produzione DreamWorks, distribuzione Paramount, incasso di milioni di dollari), che arrivò nei cinema nel 2007 dopo i grandi successi incentrati sulle formiche (A bugs life e Antz – Zeta la formica).
Riassumiamo per quei pochissimi che si sono distratti quando Bee movie uscì nelle sale: Barry B. Benson (non ape ma fuco) completa la sua formazione di studi e deve scegliere la sua occupazione a vita (polietismo temporale ignorato) nell’alveare aziendalista. Terrorizzato dalla catena di montaggio, opta per il mestiere più rischioso e virile (sic): l’impollinazione. Alla prima uscita in compagnia del gruppo militarmente organizzato di raccoglitori, Barry si perde ed entra per errore in un appartamento di Manhattan, dove conosce una giovane newyorkese, ne diviene amico e grazie a lei scopre che gli umani commercializzano e consumano miele. Non solo: esistono milioni di api tenute prigioniere per garantirne la produzione. Barry intenta una clamorosa causa legale alla specie umana per ristabilire il diritto della sua specie al proprio prodotto e la vince. Enorme risarcimento in miele pagato alle api ma: finale a sorpresa.
Ora, tutto si dimentica, e sempre più in fretta; eppure, in un’epoca di tanta globale popolarità per le api e per quanto ci gira attorno, apicoltura inclusa, ci si poteva aspettare una riscoperta di un film di animazione loro dedicato (e in questi anni la rapidità dei consumi genera remakes dopo mezz’ora dall’uscita dell’originale).
E invece: silenzio. Forse non ha portato bene agli sceneggiatori, seppur comici americani acclamati, esagerare con la fantasia. Protagonista, Barry B. Benson è un fuco – niente di strano! – ma i suoi modelli – le bottinatrici – sono dei maschioni iper palestrati che raccolgono nettare come Marines nerboruti e tecnoequipaggiati.
Barry vive in un alveare selvatico a Central Park, nel cuore di New York, dove può incontrare la fioraia graziosa sensibile e plasticosa con cui stringe una tenera amicizia fanciulla-fuco (sic!). Il suo migliore amico Adam punge un umano – i fuchi NON hanno pungiglione.
Tante stranezze, scorrettezze, come scorretto e duro è il messaggio che il nostro lungometraggio, tra battute e sistuazioni comiche, lancia ad un pubblico charamente adulto.
La class action contro la specie umana porta ad una rivoluzionaria sentenza: tutte le api sfruttate nelle arnie razionali sono liberate, l’apicoltura, pratica odiosa e sfruttatrice, viene soppressa, il miele viene rastrellato da tutta la filiera della vendita e pompato direttamente nell’alveare di Barry!!
Trionfo??? Al contrario, le conseguenze dell’improvvisa ricchezza sono disastrose: da laboriose creature, le api (… “gli” api) si trasformano in pigroni programmatici che restano più che volentieri in casa sul divano, dopo una vita di asservimento al lavoro collettivo.
Conseguenza: nel breve volger d’una stagione spariscono i fiori e il mondo vegetale boccheggia sull’orlo dell’estinzione … non fosse per i nostri eroi che riescono in estremis a ricoprire il mondo di fiori.
Il film dimostra così per assurdo che lo sfruttamento delle api è un male necessario, se proprio dobbiamo attaccargli un’etichetta morale. L’apicoltura è semplicemente un’attività imprescindibile per tenere in piedi l’equilibrio ecologico dell’intero pianeta. Sarà vero? O è questa una vera critica al sistema, come si usa dire?
… e ci stupiamo se Barry è meno famoso dell’ape Maia?? Con tutta la retorica di poesia e bellezza orsacchiottosa che circondano oggi l’ape e l’apicoltura? Apicoltura alias mestiere di frontiera affrontato con dedizione, passione assoluta e sacrificio da supereroi ecologisti?
Attenzione: le scene che seguono non sono adatte ad un pubblico (di apicoltori) troppo sensibile!
Forse Bee movie è una complessa favola politica, troppo machiavellica per essere accettata facilmente specie da noi apicoltori spesso preda di astrusi interrogativi etici sul nostro precario lavoro; o forse la rappresentazione dell’alveare tutto al maschile è una stonatura indigeribile ai più.
E se si trattasse di una poco sottile metafora da far uscire dal mondo entomologico per tradurlo nel linguaggio delle società umane?
A tutti noi una divertita visione e l’ardua sentenza!
Se ti diverte il corso di apicoltura a cartoni animati ecco tutte le lezioni pubblicate
Sezione I. I pericoli dell’apicoltura
Lezioni con collaborazione con:
Masha e Orso
Shaun the sheep
Paperino & Alvaro
Futurama
Sezione II. Le api si raccontano: ecologia, etologia e biologia delle api e dell’alveare
Lezioni in collaborazione con
Maga Magà
Ape Maia
Bee Movie
Minuscule
Sezione III. Fare apicoltura
Lezioni in collaborazione con
Curioso come George
Heidi
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