Il gran lavoro delle nostre api, dalla fine dell’inverno ad autunno inoltrato, ha un solo scopo: stivare scorte di polline e miele tali da consentire alla famiglia di superare la stagione invernale. Dopo 2 o 3 passaggi dell’apicoltore per la smelatura, alle famiglie rimangono un paio di mesi per ripristinare, all’interno del nido, una quantità tale di miele da consentirne la sopravvivenza.
Viste le recenti difficoltà dovute ai capricci climatici, sarebbe opportuno, da parte di tutti gli apicoltori, evitare di smelare i telai del nido, pratica quanto meno disdicevole, così da far partire avvantaggiate le api nella formazione di scorte sufficienti.
Certamente l’autunno non è stagione di grandi fioriture, ma ci sono alcune essenze che possono davvero fare la differenza tra la sopravvivenza o la perdita di una famiglia, evitando all’apicoltore un surplus di lavoro e di spesa costringendolo a nutrire col candito. Prenderemo in considerazione 3 specie : 2 spontanee ed 1 coltivata.
Hedera helix L. (edera)
Pianta conosciuta praticamente da tutti, ha vissuto ( e vive tuttora ) alterne vicende non solo fra gli apicoltori, perché fornisce un miele che solidifica velocemente e tenacemente nei favi, ma anche fra i comuni cittadini, molti dei quali la ritengono una pianta parassita. E’ un rampicante legnoso appartenente alla famiglia delle Araliaceae, che può arrivare con tranquillità a 20 metri di altezza, provvisto di un proprio apparato radicale dal quale trae i propri nutrienti e da radici avventizie o adesive utilizzate per aggrapparsi a vari sostegni (tronchi, muri, inferriate). Non è assolutamente pianta parassita ma va ricordato che è velenosa in ogni sua parte.
Sugli individui adulti si riscontrano 2 tipi di foglie: un tipo palmato a 3 o 5 lobi, persistenti per ca. 3 anni con lunghi piccioli, proprie dei rami sterili ( che non produrranno fiori) ; un tipo lanceolato o irregolarmente romboidale allargato alla base, proprio dei rami fertili, che produrranno una gran quantità di fiori, raggruppati in piccole ombrelle all’apice di questi rami, nei mesi di settembre ed ottobre. Ha un elevato potenziale mellifero che si attesta sui 500 Kg/ha risultando una delle fonti di approvvigionamento più importante per le famiglia , sia per la raccolta di nettare che di polline (dal colore arancio con sfumature rosa), risultando, a volte, l’unica fonte proteica del periodo. Essendo pianta molto visitata ne consegue che la rappresentatività del polline nei mieli può essere davvero elevata. Non è molto comune la smelatura dell’edera che , dunque, si preferisce lasciare alle api, ma in alcuni casi, dove le stagioni restano calde più a lungo, se ne ottiene un miele bianco-grigiastro dall’aroma delicato, sapore amarognolo e consistenza quasi cremosa.
Purtroppo, sempre più spesso, si assiste a vere e proprie crociate contro questo rampicante (che è invece pianta nostrana) reo di “soffocare” gli alberi ai quali si aggrappa mentre si tollerano, nell’assoluta indifferenza, neofite invasive ( come l’Ailanto) incredibilmente deleterie all’interno degli ecosistemi nei quali si insediano.
Dittrichia viscosa (L.) Greuter
Presente nei testi meno aggiornati di botanica col nome di Inula viscosa L. è una delle piante più appariscenti tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno e la si può ritrovare praticamente ovunque, dalle garighe ai bordi stradali, vigneti, terreni incolti. Alta da 50cm fino a oltre 150-170 cm, è una pianta perenne arbustiva a base lignificata appartenete alla grande famiglia delle Asteraceae (Compositae), con grandi steli eretti e fogliosi, provvisti di ghiandole secernenti una resina appiccicosa dall’odore buono ma forte e penetrante. Le foglie sono lanceolate, provviste di picciolo quelle alla base dei fusti, sessili (senza picciolo) quelle nella parte alta.
I capolini (infiorescenze) molto numerosi e del diametro massimo di ca. 1,5 / 2 cm sono riuniti in pannocchie piramidali alla sommità dei fusti.
Nei campi incolti questa essenza può prendere il sopravvento diventando, in pochi anni, la specie predominante, poiché resiste benissimo anche alle operazioni di trinciatura, ributtando molto velocemente dalla base e ricostituendo una chioma più che accettabile in poco più di 3 settimane.
E’ essenza bottinata dalle api per il nettare e, soprattutto, per il polline, di colore giallo carico, che può essere presente nei raccolti autunnali allo stato uniflorale. Rappresenta una fonte importantissima anche per molti apoidei selvatici a ciclo tardivo. Quindi consiglio, per chi avesse tali distese fiorite nei pressi dell’apiario, di contattare il contadino chiedendogli di ritardare un po’ la trinciatura del terreno, favorendovi non poco nella gestione delle famiglie; lo ricompenserete, magari, con un paio di barattoli di miele.
Caryopteris x clandonensis A. Simmonds ex C.H. Curtis
Le Caryopteris sono piante da fiore, originarie dell’Asia orientale, a portamento arbustivo, appartenenti alla grande famiglia delle Lamiaceae. Possono raggiungere, in alcune varietà, altezze anche sui 4 metri, ma alle nostre latitudini non si spingono mai oltre i 100/120 cm. Sono piante, in generale, fortemente aromatiche, dalle foglie opposte, semplici, da ovate a lanceolate, leggermente dentate con una fitta peluria bianca sulla pagina inferiore. I fiori, i cui colori possono andare dal blu al violetto al celeste, sono riuniti copiosamente all’ascella delle foglie, risultando fortemente attrattivi per api, bombi e farfalle di ogni specie.
Pianta che vive molto bene dal livello del mare fin sui 4/500 metri di altitudine. Ha una fioritura davvero lunga che può iniziare già a metà luglio protraendosi, in alcune stagioni favorevoli, fino alla fine di ottobre. Non sono rare fioriture primaverili , in generale molto meno abbondanti. Sono piante molto rustiche che amano il sole pieno e, una volta attecchite, nel periodo estivo, se il terreno non è troppo sabbioso si gestiscono benissimo da sole non necessitando di interventi di innaffiatura se non in stagioni particolarmente calde e secche.
La piante si possono acquistare nei vivai specializzati in essenze mediterranee. Una volta che se ne possiedono alcuni esemplari belli ed in salute, si può provvedere noi stessi ad effettuare delle talee semilegnose da mettere a radicare in terriccio sabbioso. Le talee si possono prelevare sia alla potatura primaverile che nel periodo autunnale. Per esperienza, non ho trovato particolari differenze nella radicazione in entrambi i periodi.
Se, come a volte accade, ci si ritrova con una fioritura anticipata a fine maggio o inizio giugno, contribuiranno a donare quel tocco di sapore ed odore in più ai nostri mieli millefiori. Sono semplici da gestire necessitando solo di una potatura di contenimento a fine inverno, accorciando i rami fino a delle belle gemmette che la pianta avrà già iniziato a schiudere.
Bibliografia:
https://www.actaplantarum.org/index.php
Giancarlo Ricciardelli D’Albore – Francesco Intoppa
- FIORI ED API IN EUROPA (PDF)
Attilio e Daria Arrighetti
- IL MARGINE DEL BOSCO – ED. MANFRINI – 1976
David Burnie
- FIORI SPONTANEI DEL MEDITERRANEO – FABBRI EDITORI – 1995
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