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Varroa e api alla deriva
3 Set 2021

Varroa e api alla deriva

Post by la redazione

Introduzione

Abbiamo sudato e imprecato sotto il sole estivo per ingabbiare regine, passare e ripassare sugli alveari con acidi o timoli, abbiamo spacchettato, spostato, asportato, sforchettato; e shakerato api, zucchero a velo e alcol, estratto, pulito e reinserito cassettini che a volte escono e non rientrano più, messo e tolto diecimila volte gli occhiali per contare acari e capire se ha funzionato o meno… ma anche per quest’anno è fatta! qualche perdita, qualche orfanità e tutte le incognite di una stagione ahinoi magra, magrissima, avara che ci costringerà a nutrire e non perdere colpi se vogliamo invernare api sane e portarle ben nutrite e scortate attraverso il prossimo inverno.

Non sembra facile, ma in realtà è anche più difficile perché incombe…

LA REINFESTAZIONE!!

Per ‘rassicurare’ (sic!) i lettori presentiamo una traduzione libera di due articoli di Randy Oliver; scritti qualche anno fa, ma attuali e come sempre caratterizzati dal procedere scientifico inquisitivo di un apicoltore un po’ scienziato che raccoglie i contributi di moltissime ricerche per chiarire il fenomeno della ‘deriva’.

Abbiamo suddiviso in quattro parti la trattazione meticolosa di Randy Oliver, originalmente concepita per le pagine dell’American Bee Journal1.

Con questa introduzione offriamo ai lettori una guida per lettura più agile ed organica (un teaser, insomma!)

Non bastasse varroa destructor ad infastidire le colonie di apis mellifera, l’acaro parassita è pure divenuto vettore di virus: si è creata una imprevista letale alleanza, complice involontaria anche l’apicoltura.

Prima di mettere al centro il fenomeno della deriva delle api e della dispersione di varroa, ci concediamo un breve ripasso sull’etologia dell’acaro. In particolare, anche se non possiamo più parlare correttamente di una fase foretica, possiamo però dire che varroa si sposta usando le api come veicolo. E le sceglie con molta cura, prediligendo le nutrici.

Varroa adulta, strettamente aggrappata al corpo di un’ape!

Un certo numero di varroe, diversamente, tenta una sorte incognita aggrappandosi alle bottinatrici.(parte prima)


Spostiamo la nostra attenzione sulle api, gli apiari affollati delle nostre conduzioni, il fenomeno della deriva, i tentativi di quantificarlo.

Ed ora cerchiamo di capire se e quante varroe possono spostarsi da una colonia all’altra grazie alla combinazione del comportamento ‘avventuroso’ di varroa e degli effetti della deriva delle bottinatrici.

Ci sono diverse ragioni per cui una bottinatrice può non tornare al suo alveare natio e ci sono anche alcune buone  occasioni per varroa di cambiare letteralmente treno(ape!) in corsa, accostandosi magari ad una scaltra saccheggiatrice.(parte seconda)


Manca in questo scenario un altro subdolo protagonista: la malattia, il virus delle ali deformi e la sua vincente alleanza con Varroa. Una vera arma letale.

L’ingresso di un’ape estranea in un alveare può avere un effetto ‘cavallo di Troia’ (introduzione di varroe e altri patogeni): questo rende essenziale una sorveglianza rigorosa da parte delle api guardiane. (parte terza)


E infine, la reinfestazione dovuta al saccheggio di famiglie che muoiono sopraffatte dal carico di varroa&virus. Dove vanno a finire le varroe di un alveare che collassa? (parte quarta)


1 American Bee Journal, aprile e maggio 2018, vol.158, nn 4 e 5. ‘The varroa problem part 16 e 16b: Bee drift and mite dispersal’.

Gli articoli sono disponibili anche sul sito di Randy Oliver, www.scientificbeekeeping.com

L’autore ci ha autorizzato a tradurre e pubblicare le sue note, nello spirito divulgativo che da sempre lo distingue.

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