Venerdì prossimo, 14 ottobre, presso il Cinema degli Artisti di Fermo, sarà possibile assistere gratuitamente alla proiezione di ‘Honeyland’.
il programma della serata prevede un aperitivo dalle ore 18:00 e la visione del film dalle ore 19:30:
D’obbligo la prenotazione al seguente numero di telefono: 3385820212.
Per saperne di più, riportiamo di seguito l’articolo già pubblicato sul nostro sito a proposito del film.
Sorprendente documentario sulla vita di una apicoltrice ai margini della modernità
Honeyland, diretto da Tamara Kotevska e Ljubomir Stefanov, è un documentario macedone che fin dalle prime scene ti fa chiedere se davvero quello che mostra esista ancora da qualche parte: territori svuotati di presenza umana, un’apicoltura primitiva e delicata, un villaggio costruito di lastre di pietra – come le arnie incassate nei muri a secco – che a fatica si distingue se non per la candela accesa la notte nella casa dove Hatidze vive con l’anziana e malata madre.
Fotografia splendida, essenziale, tanto negli esterni ventosi quanto nell’interno scuro dove le due donne hanno brevi scambi verbali. Il documentario ci conduce per giorni nella routine stagionale della vita di Hatidze, tanto che ci prende di sorpresa, come accade realmente anche a lei, l’arrivo imprevisto di nuovi vicini di casa. Una famiglia di nomadi allevatori di bovini, piena di bambini, rumore, bisogni economici.
Da questo punto in poi, c’è un cambio di passo. Entrano variazioni nelle giornate ripetitive di Hatidze.
I due registi riescono a non fare nessuna retorica, ma i loro sono gli occhi di Hatidze e della madre cieca, testimoni impotenti anche della nuova apicoltura dei vicini di casa. Padre e figli provano infatti, con scarsa perizia, a gestire degli alveari usando le arnie di legno invece dei ripari di roccia da cui Hatidze ritaglia solo in autunno pochi favi di miele maturo.
Honeyland declina in modo programmatico la tematica della sostenibilità ambientale, ma l’intensità della protagonista e la forza di una cinematografia molto accurata (anche nel difficile sonoro) trasforma il documentario in un racconto dolce come il miele di Hatidze, aspro come i panorami rocciosi che la circondano. Da vedere.
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