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Etciù… Salute! – Parte 3
20 Set 2023

Etciù… Salute! – Parte 3

Post by Valentina Larcinese

Terza e ultima parte di un piccolo tour nell’immunità sociale: i prodigi della propoli

Esiste qualche altro possibile meccanismo legato all’immunità sociale delle api? Sì, è la raccolta e l’utilizzo di resine —complesse secrezioni delle piante con diverse proprietà antimicrobiche — all’interno dell’alveare.
Le api raccolgono la resina da varie specie di piante e le trasportano all’interno delle colonie dove sono utilizzate come propoli. In realtà, il termine propoli è un termine specifico dell’apicoltura —  significato etimologico della parola propoli può essere ricondotto “a difesa della città” — e indica esattamente le resine utilizzate all’ interno dell’alveare.

Quel che resta di una sfinge testa di morto

Tanti apicoltori si sono imbattuti nei resti mummificati di una sfinge testa di morto, meno tipico è il ritrovamento di piccoli roditori travestiti da Tutakamon. In questi casi, quando l’intruso ha un certo ingombro le api provvedono a ricoprire la salma di propoli in modo da bloccare la decomposizione dei tessuti e la proliferazione di tutti quelli esseri che in situazioni simili ci sguazzano; poi passano alla graduale demolizione del malcapitato.


Le modalità di azione della propoli contro microbi e parassiti sono ancora ignoti. È possibile che l’azione avvenga per contatto? Oppure avviene grazie ad emissioni volatili? Potrebbe essere una combinazione delle due modalità? E gli effetti diversi in funzione dell’organismo? Al momento non ci è dato di sapere.
La raccolta di componenti antimicrobiche dall’ambiente e la loro introduzione nell’architettura sociale del nido a livello di colonia contro i patogeni è un eccitante ma relativamente inesplorato argomento da parte della scienza. Pertanto chi vivrà, vedrà.
Tuttavia l’utilizzo della propoli non è comune in tutte le specie di Apis, ed è tipica di A. mellifera che la usa per rinforzare i favi appena costruiti, tappare buchi e crepe o restringere per evitare spifferi e limitare il libero accesso; queste accortezze portano ad una maggiore efficienza della termoregolazione la cui diretta conseguenza è una maggiore salubrità della colonia.
Apis ceranea, invece, non sa proprio che farsene e pertanto proprio non la usa!

Propoli e correnti d’aria

Una piccola riflessione si potrebbe fare. È possibile che il processo di domesticazione delle api abbia portato ad una riduzione della raccolta di propoli? È possibile che il fatto che le api ne facciano un uso abbondante per sigillare il coprifavo, rendendone difficoltosa l’apertura degli alveari, abbia spinto gli apicoltori, forse inconsciamente) a selezionare linee meno propense all’uso della propoli? Anche questi sono quesiti che ancora attendono una risposta.

L’interno dei nidi delle colonie selvatiche di api, che si trovano nelle cavità degli alberi, hanno le pareti interne interamente ricoperte di un sottile strato di propoli che varia tra 0,3 e 0,5 mm, con lo scopo di disinfettarlo e impermeabilizzarlo; infatti l’uso diversificato della propoli  da parte di A. mellifera potrebbe essere un modo sia per mantenere l’omeostasi dell’ambiente del nido e che per ridurre la crescita microbica sulle pareti delle nido, prevenendo così un flusso incontrollato di aria e  impermeabilizzando le pareti dalla linfa e dall’umidità esterna. Se si vuole approfondire questo aspetto, e non solo, consigliatissima la lettura di “La democrazia delle api” di Thomas D. Seeley. 

Al momento è disponibile un numero risicato di studi che esaminano le proprietà antimicrobiche della propoli riguardo i patogeni delle api e la loro risposta immunitaria, mentre sono innumerevoli gli studi sugli effetti della propoli sulla salute umana, ma sappiamo che per:

AFB – Peste americana
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che la somministrazione di sciroppo con etanolo estratto dalla propoli può ridurre la quantità di P.Larvae, il battere responsabile della peste americana. Di più, purtroppo, non si sa!

Varroa
Conoscere gli effetti della propoli contro la varroa dà la possibilità di accendere una nuova luce sull’uso della propoli quale trattamento, ma anche di un possibile beneficio naturale sule api.
In alcuni studi di laboratorio si è notato che l’esposizione a basse concentrazioni di estratti di etanolo provenienti dalla propoli ha causato una elevata mortalità della varroa, mentre l’esposizione a concentrazioni ancora più basse ha avuto sulla varroa effetti narcotici e ridotto sia la capacità di produrre calore che il tasso metabolico.
Queste conoscenze possono aprire la strada a nuovi e validi trattamenti: un singolo campione di propoli può avere più di 300 diversi componenti chimici e questo può rendere davvero difficile lo sviluppo della resistenza ad una combinazione così varia di sostanze. Ma in questo ambito siamo ancora ai blocchi di partenza. Di nuovo siamo davanti a quesiti che attendono risposta.


Bibliografia

Starks, P.T. & Blackie, Caroline & Seeley, Thomas. (2000). Fever in honeybee colonies. Die Naturwissenschaften. 87. 229-31. 10.1007/s001140050709.
M. Pusceddu, A. Cini, S. Alberti, E. Salaris, P. Theodorou, I. Floris, A. Satta, Honey bees increase social distancing when facing the ectoparasite Varroa destructor. Sci. Adv. 7, eabj1398(2021).
Gould James L., Gould Carol Grant. L’architettura degli animali. Nidi, tane e alveari, Raffaello Cortina Editore 2008
Simone-Finstrom, M., Spivak, M. Propolis and bee health: the natural history and significance of resin use by honey bees. Apidologie 41, 295–311 (2010). https://doi.org/10.1051/apido/2010016

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