Parte seconda
a cura di Marla
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11. Che tu sia un fedelissimo lettore dei nostri articoli o un genitore con figli piccoli, non puoi non aver sentito parlare di Masha e Orso. A proposito di Orso, cosa c’è nel suo giardino che di tanto in tanto Masha fa cadere con effetto domino?
a. Diverse arnie Langstroth disposte in circolo
Il pastore protestante Langstroth dedicò tutta la sua vita allo studio delle api ideando, tra le varie cose, un suo modello di arnia a favi mobili composta da più corpi sovrapponibili e tutti contenenti cornici delle stesse dimensioni. Langstroth brevettò la sua arnia nel 1852, circa un anno dopo aver intuito la misura corretta dello spazio d’ape.
12. Quando i ‘torni non contano’! Un campione di circa 300 api, prelevato per effettuare una stima sull’infestazione di varroa, non rappresenta più del …??…% della popolazione di api.
a. 1%
Secondo Randy Oliver, considerando la bassa rappresentatività del campione (anche meno dell’1% della popolazione) è importante la scelta del telaino da cui prelevare le api. Troviamo tanti utili consigli pratici in “Randy Oliver, Revisione delle tecniche di conta di Varroa” .
13. “Mamma abbiamo fame!” “Sapete benissimo che non cucino, depongo solo uova, io!” “Va bene lo stesso mamma, meglio di niente!”. Una grave carenza di polline cosa può comportare in una colonia?
b. Cannibalismo di api adulte e larve durante qualsiasi stadio di sviluppo.
In “Maestà il popolo ha fame!” la nostra Valentina Larcinese ci descrive come una colonia può rispondere alla carenza di cibo. Nel caso in cui a mancare fosse il polline l’allevamento della covata entra in crisi portando le api adulte a cibarsi delle larve in qualsiasi stadio o, in estremo, anche di altri adulti o addirittura di una regina in via di sviluppo.
14. Sperando che per noi umani la parola “assembramento” resti un lontano ricordo, non lo è per le api. Vivere in ambienti affollati permette ai patogeni di diffondersi con facilità. In che modo, le api, evolvendosi, sono riuscite a superare questa criticità?
c. Con l’immunità sociale.
L’immunità sociale è l’insieme dei comportamenti messi in atto da singoli individui in modo da ridurre effettivamente le malattie e la trasmissione di parassiti a livello di colonia. I comportamenti messi in atto nell’immunità sociale delle api sono descritti da Valentina Larcinese in “Ecciù…Salute!”
15. Brrrr…Se le temperature interne di un alveare dovessero scendere tra i -2 e i 6°C cosa succederebbe alle api?
b. Morirebbero in meno di un’ora
16. Maniaco del traslarvo? Parliamone! In uno studio pubblicato nel 2019 si afferma che le uova deposte nelle celle reali sono differenti rispetto a quelle deposte nelle celle da operaia, infatti:
a. Le uova deposte nelle celle reali sono significativamente più grandi.
Nel post “La mamma è sempre la mamma” Valentina Larcinese ci parla dei risultati di questo interessante studio che ha dimostrato come le uova deposte nelle celle reali non solo sono più grandi di quelle deposte nelle celle da operaia ma anche che le stesse future regine saranno più grandi, in termini di peso, rispetto alle altre.
17. “Affamati, grevi, pigri e stupidi”. Di chi stiamo parlando?
b. Fuchi.
Dei fuchi oggi abbiamo sicuramente tutta un’altra considerazione, ma è con queste parole che Karl von Frisch li descrisse nel 1951 nel suo libro ‘Nel mondo delle api’. Definirli pigri e stupidi non è certo stato molto carino da parte sua ma un po’ sfigati tutto sommato lo sono davvero ed è proprio il caso di dire che “Essere fuco non fa fico!”.
18. Sniff, sniff! L’apicoltore conosce perfettamente il ruolo dei feromoni ma chissà se sono altrettanto noti i keromoni. Questi sono:
c. Segnali generati da una specie compresi e utilizzati da individui di un’altra specie.
I keromoni sono segnali generati da una specie compresi e utilizzati da individui di un’altra. Scopriamo in che modo api e varroe riescono a comunicare leggendo “Api e varroe: ecologia chimica della relazione ospite parassita”.
19. Io, me medesima, me stessa! Le api sono in grado di riconoscere le uova deposte dall’ape regina da quelle “rilasciate”, di tanto in tanto, da api filiatrici. Come?
b. Dall’odore che hanno.
Dopo aver deposto un uovo la regina lo riveste di un composto che fa intendere alle operaie che LEI SOLA ha deposto QUELL’UOVO. Il feromone in questione non può essere prodotto da api filiatrici quindi le loro uova sono facilmente riconoscibili dall’odore e successivamente eliminate.
20. Pancia mia fatti capanna! In uno studio del 2017 condotto da Samuel Ramsey si è posta l’attenzione sulla velocità con cui le varroe riescono a riprodursi con performance non trascurabili considerando che la varroa si nutre di emolinfa. Dallo studio in questione è emerso che:
b. Varroa è in grado di nutrirsi su qualsiasi parte del corpo dell’ape.
“Varroa destructor si nutre prevalentemente del corpo grasso e non emolinfa”, il titolo è già una perfetta sintesi del lavoro svolto da Ramsey ma se hai voglia di saperne di più ti invitiamo a leggere la nostra traduzione.
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