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Randy Oliver, Revisione delle tecniche di conta di Varroa – parte terza
5 Giu 2020

Randy Oliver, Revisione delle tecniche di conta di Varroa – parte terza

Post by la redazione

Introduzione: questo articolo continua l’indagine minuziosa di Randy Oliver sull’attendibilità delle azioni in campo per valutare l’infestazione da Varroa. Randy Oliver unisce sempre nel suo approccio teoria e pratica, letture ed osservazioni. E’ un apicoltore – con una formazione scientifica – che dedica gran parte del tempo speso in apiario alla sperimentazione, cosa che solo pochi di noi si possono permettere. Per questo lo seguiamo con curiosità ed interesse. Fate attenzione: questa prova si svolge su alveari molto infestati con poca covata in Novembre. Ricordiamo invece che proprio questo è il momento giusto per fare le prime indispensabili valutazioni di campo sul tasso di infestazione di varroa. Buon lavoro e buona lettura!

Randy Oliver, Re-evaluating varroa monitoring part 3, ABJ Maggio 2020

Nei due articoli precedenti di questa serie ho discusso dei metodi diversi utilizzabili per verificare l’infestazione da Varroa (prima parte) e disquisito sulle nostre conoscenze in merito a DOVE nell’alveare possiamo trovare prevalentemente le varroe (seconda parte).

La domanda rimasta aperta è: da quale ‘tipo’ di favo otterremo il campione di api più rappresentativo per avere la migliore valutazione sul livello di infestazione dell’intera colonia?

Basandomi sulla letteratura disponibile, mi ero fatto l’idea di poter utilizzare qualsiasi favo prelevato dalla camera di covata. Ma ogni volta che mi sento ‘convinto’ di qualcosa, cerco di sottoporre a verifica la mia convizione. Nello scorso autunno (2019) quando le mie colonie stavano riducendo la covata – il momento in cui molti apicoltori finalmente si concentrano sui controlli per valutare l’infestazione da acari negli alveari – mi sono ritrovato con 7 alveari a doppio corpo, ben infestati, che non erano stati promossi nel mio programma di selezione (ndr: regine resistenti/tolleranti alla varroa). Dato che mi ero procurato un sistema efficiente per effettuare il lavaggio con alcol in campo ho deciso di raccogliere un po’ di dati per capire COME gli acari si distribuivano sui singoli favi.

Metodi e materiali.

Con l’aiuto dell’apicoltore Sandy Honigsberg, abbiamo spostato con cautela ogni alveare dietro alla sua postazione e in suo luogo collocato un’arnia vuota. Poi abbiamo diviso i due corpi d’arnia, estratto un favo alla volta, scosso le api in una vaschetta consentendo loro eventualmente di rientrare – c’era pochissimo volo, comunque) e poi raccolto le api per il lavaggio con alcol. In questo modo le api non potevano muoversi da un favo all’altro prima di essere scosse e quelle che volavano via non si potevano posizionare sui favi non ancora testati. Ho annotato di che tipo di favi si trattava (costruiti ma vuoti/scorte di miele/pane d’api/covata/favo con regina). Poi il favo tornava al suo posto nell’arnia vuota. Sandy intanto faceva il lavaggio con alcol (doppio, per garantirsi la raccolta di almeno il 99% delle varroe).

Risultati

Ho pensato che una rappresentazione visiva dei dati fosse la cosa migliore e quindi ho assegnato un colore ad ogni tipo di favo e poi aggiunto il numero di varroe contato.

Fig. 1

Interessante è l’articolo di Sankey & Dolezal1, che testimonia tassi di infestazione molto variabili giorno dopo giorno sulle api appena nate e anche grandi variazioni fra api appena emerse e nutrici. Anche io ho notato andamenti oscillanti da un giorno all’altro sui favi di covata. Ciò suggerisce che la conta delle varroe, con favi di covata sfarfallante, potrebbe essere molto ‘dinamica’.

Fig. 2 Alveare diviso in due corpi d’arnia: nel superiore solo scorte e qualche favo esterno vuoto; nell’inferiore solo due telai di covata e molte scorte.

Ho pensato che i miei lettori potessero essere interessati nei dati derivati da tutti gli alveari. Nella figura 3 ho condensato tutto, mettendo in evidenza il n di varroe rinvenuto, senza bisogno di usare una lente di ingrandimento. Nella figura 3 ci sono molte informazioni da digerire, ma in breve vi mostra quanto vari la conta di varroe nei diversi campioni di api presi nello STESSO alveare.

Figura 3

Nella figura 4 potete vedere i dati normalizzati resi confrontabili fra i 6 alveari.

Fig. 4 Nella prima colonna Randy normalizza la conta di varroe per ogni alveare portandola ad ‘1’; come si nota i telai con covata mostrano la più alta conta di varroe su api adulte e anche grande variabilità di conteggi

Interpretazione: Come già noto in altri studi, un campione di api preso da un favo contenente covata facilmente avrà più varroe in percentuale rispetto alla media dell’alveare. Se osservate i dati delle figure 2 e 3, potete vedere anche che possono esserci grandi variazioni tra i diversi campioni presi da differenti favi di covata nello stesso alveare.

E quindi ho calcolato nella figura 5 la deviazione standard in ogni alveare.

Fig. 5 Come si nota dall’ultima colonna, in cui è stata calcolata una media di tutti gli alveari, lo scarto maggiore dalla media è determianto dall’adamento della colonna verde, relativa alla covata.

Morale della favola: è un terno al lotto!

Se volete avere il più alto tasso di infestazione, prendete il campione di api da un favo di covata con larve giovani, ma preparatevi ad una grande variabilità del dato. Altrimenti, se il vostro obiettivo è ottenere un dato quanto più costante e rappresentativo del tasso di infestazione sulle api adulte, prendetele da un favo di scorte SENZA covata, ma VICINO alla covata. Il gran vantaggio è in questo caso quello di ridurre la possibilità di danneggiare inavvertitamente la regina.

A seguire: è opportuno consentire alle api scosse di volare via dalla vaschetta PRIMA di prelevare il campione di api???


  1. Sankey, A & A Dolezal (2019) We “mite” not know we’re loosing until it’s too late. Illinois State Beekeepers Bulletin 102(6): 4-5.

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