Se provate a cercare su Google sarete sorpresi nel vedere innumerevoli risultati ed articoli che recitano altezzosamente “Come avviare un’attività di Apicoltura”, “Guadagna con l’apicoltura”, “Diventa Apicoltore. Come avviare una apicoltura”, “la tua impresa con l’apicoltura”, “Diventa imprenditore di te stesso”, “Apicoltura: la guida definitiva”.
Leggendo nel dettaglio vi accorgerete che, dietro titoli altisonanti, c’è ben poco. Solo una serie di frasi che ripetono più o meno lo stesso concetto superficiale senza approfondire nessun aspetto.
Ma cosa vuol dire diventare Apicoltore, cosa occorre realmente? Soprattutto, quali costi iniziali occorre sostenere? Noi ci abbiamo provato, raccogliendo esperienze dirette, scontrini, fatture e i preziosi consigli dei nostri esperti.
Abbiamo seguito un nostro corsista dall’acquisto del suo primo sciame fino alla prima smielatura. Abbiamo registrato ogni strumento di cui ha avuto bisogno e annotato ogni spesa sostenuta. Il risultato è un vademecum da utilizzare come caso studio o semplicemente come progetto di business.
Infine è stato redatto un foglio di calcolo ben dettagliato, con tutti gli strumenti ed i relativi prezzi, che potete scaricare qui:
Abbiamo inserito come primo punto un corso di Apicoltura di primo livello.
Nel caso si voglia imparare la tecnica di Apicoltore il primo passo da prendere in considerazione è frequentare un corso di I° Livello di Apicoltura, che comprenda sia una parte teorica si una parte pratica. Perchè un corso teorico di apicoltura? Ci sono concetti relativi, ad esempio, alla biologia dell’ape che devono essere assimilati perchè aiutano a comprendere le attrezzature, le tecniche, il comportamento delle famiglie e le misure da adottare in ogni evenienza.
E’ assodato che non si diventa Apicoltore in pochi mesi – diffidate da chi fa promesse differenti – la curva di apprendimento è piuttosto ripida.
Occorrono anni di pratica prima di essere in grado di affrontare un buon numero di casistiche ed acquisire un bagaglio di esperienze sufficiente. Possiamo stimare in circa 4 anni dall’inizio affinché un neofita possa acquisire la conoscenza e la pratica necessaria per operare in autonomia.
Consiglio: generalmente la teoria in aula non supera il mese ma la sezione pratica deve coprire almeno un ciclo annuale. In ogni stagione dell’anno c’è qualcosa di nuovo da apprendere.
Nel mentre frequentiamo il corso possiamo scegliere il luogo adatto alle nostre api, in questo articolo avevamo già elencato alcune informazioni base su come fare: https://www.apicoltoridelpiceno.it/2020/03/26/realizzare-il-mio-primo-apiario/
Se il nostro obbiettivo è imparare la tecnica apistica, iniziare gradualmente è la prassi consigliata da tutti. Necessitiamo pertanto di una attrezzatura base, non sempre professionale, rivolta principalmente agli hobbisti.
Seguendo l’ordine proposto nel foglio di calcolo, proviamo ad elencare e sviluppare ogni elemento:
Il Libro Contessi: un manuale di apicoltura da consultare è importante per chiarire molti dubbi. Il contessi è sicuramente un libro completo.
Gli Sciami di Api: acquistare almeno 3 sciami di api. Il miglior periodo per acquistare e collocare nel nuovo apiario è sicuramente nei primi 15 giorni del mese di Aprile.
Accertarsi che:
- gli sciami siano stati fatti nell’anno precedente;
- abbiano la regina feconda e non più vecchia di un anno;
- che siano già stati trattati contro la varroa;
- che sia almeno su cinque telaini;
- che abbiano almeno un telaino di scorte;
Con molta probabilità di allevatori di api ci forniranno gli sciami disposti su telaini e all’interno di porta sciami.
Per iniziare le tre unità costituiscono sempre un numero adeguato.
Non è consigliabile acquistare un numero elevato di famiglie perchè se non si hanno ben chiare le azioni da intraprendere di volta in volta, gestire molte arnie potrebbe diventare difficoltoso e confusionario. Contrariamente avere tre sole famiglie ci permetterà di:
- gestirle in poco tempo;
- controllare facilmente la sciamatura;
- poter bilanciare tra loro le famiglie e sopperire alle eventuali difficoltà di una utilizzando la covata e/o le scorte delle altre;
- avere più tempo per capire bene logiche e meccanismi della biologia dell’ape;
- eseguire in maniera corretta i trattamenti;
Arnie: per tre sciami abbiamo bisogno di almeno tre arnie. Probabilmente il nostro piccolo apiario sarà fisso – non le sposteremo come fanno i nomadisti – e possiamo acquistare la tipologia di arnia denominata Dadant Blatt (=nome dell’arnia) Cubo (= senza portichetto) da 10 favi (=più che sufficiente. Far disporre le famiglie su nove favi con l’ausilio di un diaframma è consigliabile quando ci si trova agli inizi e si ha poca dimestichezza nel maneggiare i telaini. Il diaframma, una volta estratto dal nido, lascia uno spazio di manovra utile che ci permette di lavorare con facilità).
Cera per Telaini: abbiamo un bisogno immediato di cera. Gli allevatori – probabilmente – ci forniranno gli sciami su 5 telaini (3 covata e 2 di scorte), tuttavia in primavera le famiglie di api cresceranno al ritmo – con buona approssimazione – di un “nuovo telaino” ogni 7 giorni. Ciò si traduce nella necessità di aggiungere – tra “primo di scorte” e “ultimo di covata” – un nuovo telaino da costruire – con foglio cereo nuovo – per ogni arnia. Vedremo negli anni successivi che sarà possibile aggiungere anche fogli cerei già “costruiti” dalle api, cosa che faciliterà non poco le famiglie nella ripresa primaverile e nella produzione del primo miele.
Scalda Filo per Telaini: uno strumento per scaldare il filo dei telaini al fine di attaccare i fogli cerei. Strumento necessario.
Filo Zincato per Telaini e Zigrinatore: per armare un telaino occorre avere il filo e lo zigrinatore. Lo zigrinatore serve ad ondulare il filo zincato. L’ondulazione aumenta la superficie di contatto con la cera e quindi la stabilità del foglio cereo sul telaino.
Cassettino Portasciami: durante la primavera/estate potremmo avere la necessità di creare sciami dalle nostre api al fine di prevenire sciamatura e/o aumentare gli sciami in nostro possesso oppure recuperare un sciame nostro o naturale. Il cassettino in queste attività ci garantisce una notevole praticità soprattutto nel trasporto.
Tuta da apicoltore: Agli esordi è consigliabile la tuta completa con maschera per proteggerci.
Guanti: il guanto in gomma da apicoltore è consigliabile per evitare punture, soprattutto nei primi periodi quando l’inesperienza o qualche gesto maldestro potrebbe spingere le api a pungere. Scegliere in ogni caso guanti ben aderenti alle dita, non troppo spessi, per lavorare con maggiore precisione. Un guanto in cotone sotto ci aiuterà a gestire la sudorazione.
Affumicatore: il più classico degli oggetti, del quale esistono pochissime varianti. Consigliabile quello da 10 cm di diametro e con protezione anti scottatura.
Leva: per i principianti la migliore è la cosiddetta leva lunga
Accendino antivento: ricaricabile a gas vi permetterà di accendere il contenuto dell’affumicatore in breve tempo.
Escludi regina: da comprare uno per ogni arnia al fine di separare nido e melario. In acciaio inox sono consigliati anche perchè quando li toglieremo ne possiamo ricavare la propoli.
Apiscampo: quando andremo a togliere i melari questo strumento, applicato il giorno precedente, ci aiuterà a far scivolare via le api dal melario e trasportarlo via senza api al seguito.
Banchetto per Disopercolare: se riuscire ad avere miele sui nostri melari, considerando che all’inizio e con tre arnie non avremo moltissimi telaini riempiti, si può comodamente disopercolare a mano. Il banchetto è costituito da due cassette in plastica una dentro l’altra, di cui la più interna forata per far defluire il miele e raccogliere la cera di opercolo e un telaio per appoggiare il telaino. Leggero e poco ingombrante lo si può appoggiare sul tavolo e bloccare con due morsetti. Facilmente lavabile.
Forchetta per Disopercolare: Forchetta molto semplice, simile ad un pettine, con punte in acciaio che permettono agevolmente di penetrare sotto l’opercolo e staccarlo per aprire la celletta. Sicuramente vi permetterà di agire con precisione senza sprecare miele. La disopercolatura è più veloce e agevole di quanto si pensi.
Fusti Maturatori: bastano semplicemente due fusti da 50Kg (due unità per differenziare eventuali tipi diversi di miele). L’importante che siano in acciaio inox, facilmente lavabili e per uso alimentare.
Smielatore Manuale: da principianti non conviene spendere cifre importanti per smelatori grandi e/o elettrici.
Contrariamente a quanto si possa immaginare smielare in centrifuga manuale pochi telaini non è un lavoro faticoso e lungo. Vi permetterà di operare agevolmente su piccole quantità e curare la qualità. Non occorre forza fisica. Sceglietelo sicuramente in acciaio inox. Unica accortezza sarebbe assicurare lo smelatore al terreno per non farlo vibrare.
Filtro in Nylon: è necessario quando si travasa il miele dallo smielatore al fusto per eliminare ogni residuo estraneo al miele come foglie, rametti, pezzi di cera e zampette. Indicato soprattutto per mieli più liquidi come l’acacia, anche da usare contemporaneamente al filtro in acciaio.
Filtro in acciaio: è sempre necessario soprattutto per mieli viscosi come il miele millefiori e serve per filtrare ogni residuo come foglie, rametti, pezzi di cera e zampette ed ogni altro corpo estraneo al miele.
Rifrattometro: serve per misurare se l’umidità del miele presente nelle cellette dei favi ha raggiunto il grado di umidità ottimale per smielare. Sicuramente da controllare sono i melari non ancora opercolati, ma è possibile che anche il miele sotto opercolo sia sopra al 18% di umidità. Smielare solo quando l’umidità relativa è sotto il 18% salvaguarda il miele da fermentazioni e muffe.
Nutritori: sarebbe sempre opportuno disporre di nutritori. Potrebbero essere necessari in stagioni particolarmente difficili per le api, come avvenuto nella primavera del 2019. I più usati sono quelli a tasca da nido in legno, in alternativa vanno bene anche i nutritori modello “Baravalle” da tetto.
Gabbiette per Regina: per i trattamenti con acido ossalico si deve preventivamente procedere ad un blocco di covata artificiale. Questa cosa si realizza chiudendo la regina in apposita gabbietta. Esistono molte tecniche per il blocco di covata ed anche diversi tipi di gabbiette. Nel caso specifico è stata usata la Var-Control Mozzato.
Cogli Regina: è uno strumento per catturare la regina sul telaio, al fine di riporla nella Gabbietta, senza usare le mani. Lo strumento è molto utile per chi ha poca perizia, così da evitare traumi all’insetto ed evitare che scappi.
Acido Ossalico: due trattamenti l’anno con acido ossalico sono fondamentali. Non servono altri prodotti. Su tre arnie applicare l’acido ossalico gocciolato sarà molto efficace, non pericoloso, rapido e non lascerà residui chimici dannosi. Evitare di respirare le esalazioni, indossare mascherine e proteggere occhi e mani.
Bilancino per Ossalico: molto utile per misurare la giusta dose di ossalico. Va comprato quello con range di peso da 0 a 3kg.
Non li abbiamo elencati come requisiti fondamentali ma eseguire dei test Allergologici ed acquistare preventivamente degli Antistaminici (creme o liquidi orali) è un gesto di prudenza che consigliamo a tutti.
Conservazione dei Melari: uno dei più importanti “asset” per un apicoltore è costituito dai telaini da melario “già costruiti”. Nel primo hanno dall’impianto dell’apiario, un apicoltore “nuovo” dovrà far costruire alle proprie api tutti i telaini da melario.
Se abbiamo 3 arnie, i telaini da costruire saranno 9 moltiplicato per 3, ovvero 27 telaini. In considerazione del fatto che per la costruzione delle cellette sul telaio le api hanno bisogno di un notevole apporto di nettare, nel nostro primo anno le famiglie saranno sottoposte ad un lavoro maggiore, probabilmente a scapito della produzione di miele.
Poco male, ma questa premessa ci introduce ad un’altra attività importante da non sottovalutare: la conservazione dei telaini di cera, in difesa da muffe e tarme della cera.
I parassiti della cera (tarma, muffe, funghi) hanno vita facile e proliferano quando la temperatura esterna è sopra i 14° C. Poiché, con tutta probabilità, smieleremo alla fine dell’estate con temperature elevate è buona prassi compiere due semplici azioni:
– svuotati i telaini del miele, portarli di nuovo alle api per farli “ripulire” in modo da prevenire muffe e funghi.
– dopo la pulizia operata dalle api, prelevare i telaini e chiuderli in cosiddette camere di solforatura (stessa tecnica utilizzata in enologia per le botti di vino), questa azione serve ad eliminare la tarma della cera che si nutre di cera d’api.
Per questo secondo punto occorre acquistare pasticche di zolfo da enologia, impilare i melari con i telaini al loro interno, chiudere sopra e sotto e fasciare la pila con la pellicola da alimenti per una chiusura, il più possibile, ermetica. All’interno, dentro un barattolo in latta accendere la pasticca di zolfo. Si genera un ambiente saturo di anidride solforosa ostile alla vita. Accendere questa pasticca una seconda volta dopo 15 giorni per eliminare le tarme adulte schiuse dalle uova. Lo zolfo non uccide le uova, ma solo gli adulti e le larve. Quanto detto vale ovviamente anche per i telaini da nido. Evitare di respirare le esalazioni dello zolfo, indossare mascherine e proteggere occhi e mani.
Conclusioni: le opzioni e le attrezzature sono molte e variegate. Generalmente le scelte fanno riferimento alla tipologia di apicoltura (se hobbisti o attività professionale), al clima, alla posizione geografica, all’altitudine. Gli esempi mostrati sono generici ed indicativi.
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