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RESISTENZA ALLA VARROA: QUANTO NE SAPPIAMO? PARTE 8 – Conclusioni: lo stato dell’arte
5 Mar 2021

RESISTENZA ALLA VARROA: QUANTO NE SAPPIAMO? PARTE 8 – Conclusioni: lo stato dell’arte

Post by Valentina Larcinese

Questo articolo, e la serie a cui appartiene, trae ispirazione dal documento “Natural selection, selective breeding, and the evolution of resistance of honeybees (Apis mellifera) against Varroa ” pubblicato il 18 maggio 2020. L’intento è di fornirne una versione semplice e fruibile per tutti.

Lo spostamento della varroa dal suo ospite naturale all’ apis Mellifera e  la successiva veloce colonizzazione che ne conseguì  nelle popolazioni presenti in Europa, America e Africa portò inizialmente ad una considerevole mortalità la cui conseguenza, in alcuni casi, fu una forte selezione per l’evoluzione della resistenza contro gli acari. La selezione naturale ebbe buoni risultati nelle popolazioni di a.m. capensis e scutellata in Africa e negli ibridi di scutellata in sud America, ma non nelle api europee e del nord America: le  colonie perirono a seguito dell’infestazione della varroa e la resistenza alla varroa non si incrementò nei 40 anni successivi dall’inizio di questi eventi.

Da tutto ciò che è stato affrontato nelle precedenti puntate di può concludere che:

  1. La selezione naturale può aver luogo in ampie popolazioni con accoppiamenti liberi e non controllati solo quando una larga percentuale di popolazione sopravvive all’iniziale invasione di Varroa. Questo è ciò che è successo in Africa e sud America.
  2. Se la popolazione, a seguito della presenza della varroa, collassa o subisce trattamenti chimici, allora la selezione naturale non riesce ad avere luogo. Questo è ciò che è accaduto in Europa e in Nord America.
  3. Colonie di piccole dimensioni, con frequenti sciamature e ampiamente distanziate riducono il rischio di collasso dovuto a infestazione da varroa. Queste caratteristiche e i caratteri ecologici promuovono la trasmissione verticale degli acari e dei virus che per cui si avrà una selezione di acari e virus meno aggressivi e meno resistenti. Queste caratteristiche hanno consentito l’evoluzione della resistenza nelle popolazioni di api selvatiche della Arnot Forest, come dimostrato dagli studi qui condotti.
  4. La modalità dell’ accoppiamento casuale delle api ostacola la selezione naturale locale per la resistenza perché i geni relativi alla resistenza si disperdono nelle popolazioni limitrofe
  5. La selezione per consanguineità può incrementare il livello di resistenza delle colonie e così incrementare la percentuale di colonie resistenti nell’intera popolazione. Quando questa percentuale è abbastanza alta, gli apicoltori possono smettere di fare trattamenti e la selezione naturale può procedere
  6. Nelle popolazioni chiuse, come nelle isole, la selezione naturale non è ostacolata dalla dispersione dei geni resistenti e la selezione naturale può procedere tenendo presente il fatto che è vincolata dalla consanguineità. Questo è ciò che ha dimostrato l’esperimento di Gotland.

Nella maggior parte della popolazione che ha sviluppato resistenza contro la varroa, si sono rilevati importanti i comportamenti difensivi contro la varroa: il  grooming contro la varroa foretica e il comportamento igienico, o più precisamente VSH contro la riproduzione degli acari. Inoltre, gli effetti sulla covata e tempi più brevi di sviluppo giocano un ruolo nella riduzione del successo riproduttivo della varroa.

Per la resistenza nelle di api europee e americane resistenti alla varroa la selezione artificiale, tramite l’inseminazione da un singolo fuco, può essere usata per incrementare la frequenza di alleli resistenti nelle popolazioni di api di entrambi i continenti. Sia la selezione naturale che quella artificiale a livello di colonia possono essere utilizzate anche in popolazioni chiuse (come su isole o stazioni di fecondazione isolate) facendo in modo tale che la variazione genetica in queste popolazioni sia mantenuta. Le colonie resistenti prodotte in questa maniera possono essere utilizzate per incrementare il livello di resistenza su larghe popolazioni consentendone l’accoppiamento casuale e libero. Una volta che il livello di resistenza sarà tale per cui per l’apicoltore è conveniente smettere di fare trattamenti allora la selezione naturale potrà procedere così da avere anche in Europa e nord America api resistenti alla varroa. 

Abbiamo unito questo viaggio nella conoscenza delle api resistenti ad un viaggio virtuale nell’arte creando una sorta di evasione sia dalle mura domestiche che dagli affanni che la varroa ci procura.

Nella prima puntata ce ne siamo andati ai Musei Vaticani a guardare “ Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre” di Wenzel Peter perché, francamente, fare apicoltura prima dell’avvento della varroa era come stare in paradiso… noi apicoltori dobbiamo quindi considerarci dei moderni Adamo ed Eva cacciati dal giardino dell’Eden perché ingolositi e ammaliati dalla massima produzione?  

Successivamente, per affrontare la questione del comportamento igienico ci è venuto in supporto “Donna che fa il bagno” di Edgard Degas conservato al
Museo d’Orsay a Parigi. Come in altri nudi, Degas ritrae una scena quotidiana come il lavarsi, asciugarsi, pettinarsi o farsi pettinare e, appunto, fare il bagno, quindi ci regala uno scorcio che appare rubato: infatti il soggetto è ritratto di spalle come per non interrompere lo scorrere di un momento intimo e privato. 

Analogamente, per lo spulciamento (grooming), ci siamo affidati a Donna spidocchia la figlia del fiammingo Gerard ter Borch di cui, però, non siamo riusciti a risalire alla collocazione (Se qualcuno sa, ci dica!). Come Degas anche questo pittore è solito ritrarre scene di vita quotidiana: un momento di cura che una madre dedica alla propria figlia.

Nella puntata 4 ci siamo poi spostati su  argomenti più “hot” trattando l’infertilità della varroa e ce ne siamo andati  alla Galleria degli Uffizi  attratti dalla conturbante “Venere di Urbino” di Tiziano, un  quadro dall’allegoria molto singolare: doveva essere un vademecum per Giulia Varano la moglie del Duca di Urbino  Guidobaldo II Della Rovere che lo aveva commissionato. Venere nella sua posa erotica deve ricordare a Giulia Varano i dovevi coniugali da ottemperare nei riguardi del marito, il cagnolino è un monito per la fedeltà coniugale e la bambina ritratta in secondo piano è un augurio di maternità.

“The doctor”, dipinto dal pittore britannico Luke Fields, visibile presso la Galleria Nazionale di Londra , ci ha fatto da copertina per la parte relativa a come sviluppare ( qualora fosse possibile) la resistenza e la tolleranza  ai virus legati alla varroa. Il quadro probabilmente trae spunto dal vissuto dello stesso autore che, qualche anno prima aveva perso un figlio a causa di una malattia ed era stato fortemente commosso dall’umanità e dall’attenzione che il bambino morente aveva ricevuto dal loro medico. La scena è calata perfettamente nella realtà di miseria e privazione dell’epoca vittoriana: il bambino ha un letto improvvisato con due sedie. Di questo bambino non sappiamo nulla: si può dedurre che la veglia si è protratta per tutta la notte e che la preoccupazione è ancora accesa come il lume a petrolio.

Con Escher, la questione prende una certa deriva abruzzese: è noto che Escher frequentò e amò l’Abruzzo. Escher è famoso per la sua capacità di utilizzare il piano e di manipolare le figure geometriche per ottenere forme nuove e risultati inaspettati. Questa sua caratteristica si sposa perfettamente con la questione inerente i risultati ottenuti dall’utilizzo di celle di dimensioni differenti. Nella copertina dell’articolo Metamorphis II che si svolge lungo tre fasce che possono essere riunite e dare luogo ad un ciclo infinito; nella seconda banda troviamo l’esagono e l’ape che poi si trasformano, grazie all’intersezione con i pesci, in colombi. Anche di questa opera ci sfugge la collocazione e la richiesta di informazioni è anche qui valida.

La deriva abruzzese si evidenzia grazie ai due dipinti di Teofilo Patini utilizzati come copertina degli articoli dedicati alle popolazioni che sono riuscite a sopravvivere senza alcun intervento da parte dell’uomo o quasi. I ricercatori si sono posti è la stessa domanda che ci si pone davanti al bambino di Vanga e Latte ( “ce la farà questo bambini a sopravvivere e  a superare le dure condizioni a cui è sottoposta la sua esistenza?”) o davanti alle donne di Bestie da Soma (“ ce la faranno queste donne a resistere alla fatica? La donna incinta riuscirà a portare la sua gravidanza a termine nonostante la stanchezza che si legge sul suo volto provato dalla fatica?”). Questi dipinti sono istantanee di condizioni estreme di vita, un po’ come quella delle api lasciate a loro stesse.
“Vanga e latte”, “Bestie da soma”  insieme a “L’erede” costituiscono la trilogia sociale e sono la descrizione spietata e oggettiva della condizione di profonda miseria in cui versano le popolazioni rurale dell’Italia appenninica. “Bestie da Soma” fino al terremoto del 2009 era custodito nel Palazzo del Governo a L’Aquila; attualmente è collocato in via provvisoria nella
Pinacoteca Patiniana a Castel di Sangro in provincia dell’Aquila, dove si trova anche “Vanga e latte”.  

Resistenza alla Varroa: quanto ne sappiamo?

Parte 1: Introduzione
Parte 2: Comportamento igienico
Parte 3: Grooming
Parte 4: Varroa non riproduttiva
Parte 5: Grandezza delle celle
Parte 6: Tolleranza e Resistenza ai virus associati alla Varroa
Parte 7.1: Selezione naturale nel mondo
Parte 7.2: Selezione naturale in Europa

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