I due veicoli Piaggio più famosi che hanno visto la luce grazie alla creatività dell’abruzzese Corradino d’Ascanio sono la Vespa e l’Ape. Entrambe hanno ispirazione entomologica: la conformazione della Vespa richiama, se osservata dall’alto, la morfologia dell’insetto di cui porta il nome mentre l’altro, dall’aspetto più tozzo, quella dell’ape; tra di loro hanno anche una sorta di legame filogenetico: il primo modello di Ape non era altro che una vespa modificata a tre ruote allestita con un piccolo cassone. Successivamente i due modelli hanno preso strade evolutive differenti.
Se la Vespa, prodotta a partire dal 1946, era destinata a soddisfare il (fab)bisogno di svago e divertimento che emergeva dopo gli anni drammatici della guerra, l’Ape invece era stata pensata per supportare il boom economico.
Con il passare del tempo, l’Ape si è adattata alle esigenze del mercato e di qui la produzione di diverse versioni: il modello Giardinetta chiusa tipo furgoncino, il Calessino destinata al trasporto di persone e utilizzata a scopo turistico; il Rick Shaw pensato principalmente per il mercato asiatico; l’originale Ape Pentarò realizzata per il servizio Antincendio che poteva essere dotata di un rimorchio. Addirittura ne esiste una versione Presidenziale con le insegne del Quirinale, dedicata ai sessant’anni della Costituzione della Repubblica Italiana (1948-2008). Una copia di questo modello è conservata anche al Museo Piaggio. La Piaggio, comunque, andò oltre il concetto di customizzazione: era possibile acquistare l’Ape senza alcun allestimento in modo che il cliente avesse la massima libertà di personalizzazione.
L’Ape è così versatile da ricordare la capacità delle api di adattarsi a diversi compiti in virtù del loro polietismo.
Anche il cinema ha sottolineato le diverse vocazioni tra i due prodotti di maggior successo della Piaggio: se la Vespa la fa da protagonista portando a spasso Audrey Hepburn e Gregory Peck in “Vacanze romane” o Nanni Moretti in “Caro Diario” (il modello originale con tutte le sue ammaccature è oggi visibile presso il Museo del Cinema di Torino), l’Ape è relegata a ruoli di comparsa nelle pellicole del neorealismo e degli anni successivi.
Ma l’Ape nel cinema? La troviamo nel primo episodio “Renzo e Luciana” girato da Mario Monicelli del film “Boccaccio 70” , quasi come mezzo di emancipazione sociale del fattorino Renzo che, come quello di manzoniana memoria, sposa in gran segreto Luciana sui cui punta avidamente gli occhi il ragioniere capo reparto, un moderno Don Rodrigo.
Veste i panni di agente in incognito nell’ episodio “Il marito di Attilia” del film “I nostri mariti” dove accompagna il carabiniere Umberto Codegato, interpretato da Ugo Tognazzi, e i suoi colleghi a tendere la trappola per acciuffare il latitante marito di Attilia. Ma poi, in realtà, per chi è la trappola? Per Attilia? Per Umberto?
Per individuare l’Ape nella pellicola dei “Soliti Ignoti” bisogna fare molta attenzione e aspettare il momento in cui Nicoletta dà appuntamento per il giorno successivo a Peppe er Pantera (il cui nome è tutto un programma), interpretato da Vittorio Gasmann. Anche in questo caso è dimostrato in modo piuttosto “sc-scientifico” (cit. di Peppe er Pantera) che le relazioni amorose possono nascere nei contesti più disparati.
“Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini chiude questa carrellata delle pellicole a cavallo tra anni 60 e 70; l’Ape accompagna Peppino e sua moglie Antonia a casa della vecchia miliardaria americana per tentare il colpaccio: vincere la fortuna di una vita grazie ad un torneo di scopone scientifico. Si dice che la fortuna aiuta gli audaci, ma questo non è il caso. Addirittura, oltra la fortuna, anche l’Ape abbandona Peppino e Anna.
Andando avanti negli anni, l’Ape appare in modo sfuggente in almeno due momenti della pellicola Ovosodo del 1997. Il primo è quello in cui Piero (protagonista del film, che per il suo contesto sociale e familiare, oggi, rientrerebbe a pieno titolo tra i BES) viene riaccompagnato a casa in motorino dal rampollo Tommaso (che cela in modo discutibile il suo status); il secondo è nella scena finale parcheggiata del piazzale della fabbrica di Tommaso (sic!) in cui Piero lavora avendo ottenuto il minimo sindacale di riscatto sociale.
L’uscita del film coincide con il periodo in cui l’ape, nella versione Cross, tenta di farsi accattivante per gli adolescenti, ma senza troppo successo. Si affaccia sul mercato in concomitanza con l’entrata in vigore l’obbligo di indossare il casco e quindi L’ape cross avrebbe evitato di indossare il casco e avrebbe dovuto avere un certo appeal con il suo allestimento che prevedeva, oltre ai rollbar, anche l’autoradio! Praticamente questa versione è stata un’antesignana delle microcar.
Ovviamente non può mancare una digressione nel mondo dei cartoon animati. L’ape nel film Cars 2 appare prima in Giappone intenta a livellare la ghiaia di un giardino Zen e poi a PortoCorse, una località immaginaria italiana, occupata della vendita di souvenir e travolta in uno dei tanti dall’inseguimenti di questo spy movie.
È evidente che per gli sceneggiatori d’oltreoceano è iconica l’Ape come mezzo di trasporto italiano se già dal solo trailer di “Luca” ,ultimo lungo metraggio animato della Pixar, in uscita quest’anno, appare immediatamente: c’è da dire che il film è ambiento nella Liguria degli anni ’60 dove l’Ape la faceva da padrona.
Adesso vi proponiamo una sfida: abbiamo fatto una breve carrellata di film in cui “recita” l’ Ape della Piaggio, ci aiutate ad ampliare l’elenco? Scriveteci e mandateci i vostri contributi!
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