In tempi remoti api e vespe erano imparentate molto più di quanto non si pensi. Quindi, non alteratevi se spesso siete chiamati per un recupero sciame e vi ritrovate a dover gestire un nido di vespe… chi chiama non ha tutti i torti!
Percorrendo la storia evolutiva delle api si scoprono anche altre interessanti parentele
L’evoluzione delle api – Introduzione
Il venire alla ribalta delle piante angiosperme nel Cretaceo, circa 100 milioni di anni fa, ha scombinato le parentele e determinato l’apparizione delle api.
Chi sono le angiosperme? Sono le piante che hanno fiori e che necessitano, per la fecondazione e quindi per produrre frutti, di un vettore del polline che non sia il vento. Appaiono alquanto spocchiose se confrontate alle piante anemofile (spesso gimnosperme) che affidano i pollini alla lotteria del vento. E quindi, per le angiosperme, chi fa da corriere per il polline dato che sono piantate lì e raggiungersi per un accoppiamento è impossibile? Gli insetti e non solo.
Alcuni antenati delle attuali vespe (probabilmente della famiglia degli Sfecidi, appartenenti anche loro, come le api, alla superfamiglia degli apoidei) “scoprono” il contenuto proteico del polline e scelgono una dieta tendenzialmente vegetariana dando origine alle api: smettono di nutrire le larve con proteine di origine animali e passano a quelle vegetali. Attenzione! La dieta delle api non è completamente vegetariana: se si verificano drammatiche carenze di cibo sono capaci di cannibalizzare le larve in allevamento.
Tuttavia la scelta della dieta, sostanzialmente, vegetariana determina una serie di adattamenti morfologici (api e vespe sono morfologicamente diverse, si sa!) per consentire la raccolta e il trasporto del polline (comparsa di peli e di zampe attrezzate), oltre che a un cambiamento dello stile della vita sociale e di tecnica di costruzione del nido: dalla realizzazione con legno e fango si passa alla cera.
Il fatto che le api abbiano avuto modo di stoccare polline ha determinato un livello maggiore della socialità, ha contribuito alla scelta dell’invernamento in colonie numerose e alla stabilità del sito di nidificazione.
La conferma che le prime api abbiamo fatto la loro comparsa circa 100 milioni di anni fa è data dal ritrovamento di esemplari fossili che mostrano la “trasformazione” in atto. I fossili che testimoniano la presenza di api, come le intendiamo oggi, risalgono a circa 40 milioni di anni fa, guarda caso proprio al periodo in cui la presenza delle angiosperme ormai è dominante, ed evidenziano gli adattamenti che le hanno messo in atto nei confronti delle piante.
In realtà l’adattamento è reciproco: se da un lato, infatti, le api hanno sviluppato le caratteristiche morfologiche per la raccolta del polline, le piante hanno messo in atto tutta una serie di attrazioni per le api: fiori colorati e odorosi, eccesso di nettare e polline. Il nettare, nel rapporto tra api e piante, diviene materia di scambio per il trasporto del polline da un fiore all’altro e questo ha determinato l’interessante comportamento della fedeltà alla fioritura che rende possibile la produzione di mieli unifloreali.
L’immagine di copertina fa parte del progetto Apiario d’Autore di Mauro Rutto
Gilberto Carpo• (Omegna – IT)Da sempre interessato alletecniche artistiche, ha imparato ilmestiere frequentandogli studi di pittori e scultori.Si applica a tempo pieno a taleattività dal 1964.
Titolo opera: Fiori
Fotografo: Carlo Maria Borionetti (https://instagram.com/borio.lab?igshid=YmMyMTA2M2Y=)
Link web: https://www.apiarioautore.it/artisti-2020.html
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La bibliografia utilizzata in questa serie di articoli è consultabile a questo link
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