Nel primo lunedì non festivo del mese ci diamo appuntamento per non perderci di vista; l’apicoltura è una attività in solitaria e il confronto tra colleghi è d’obbligo.
A gennaio le operazioni in apiario sono molto limitate: valutare pesi e quindi consumi, dare una bussata vecchia maniera alle casse per apprezzare l’intensità e la durata del ronzio di risposta. E’ poca cosa: spostiamo allora la nostra attenzione, come lo scorso anno, sulle Vespe, che stanno destando diffusamente preoccupazione per i gravi danni che possono arrecare agli alveari.
Vespa crabro, il calabrone, è per ora la vespa di grosse dimensioni che si nutre volentieri di api nella nostra regione. Chi da agosto in poi non ha un apiario frequentato anche dai ‘vucintò’… beh, per stasera consumazione offerta dalla casa! Le conosciamo tutti, quasi tutti abbiamo visto i bellissimi nidi e magari ne abbiamo recuperato qualcuno che teniamo nel capanno degli attrezzi del mestiere.
Ma sapremmo distinguere Vespa crabro da Vespa velutina, l’esotico parente che si sta allargando dalla Liguria al Piemonte e alla Toscana? Lo scorso anno la tecnica di Alpa Liguria Giovanna Spreafico ci ha fatto da guida pratica per renderci il più semplice possibile identificare e distinguere le due specie di vespe.
E a proposito di Vespa orientalis? Il nome inganna, la vespa è italiana e ben insediata, pure troppo ahinoi, in Sicilia e in Campania. Un individuo singolo era stato intercettato anche sul Conero nel 2023, ma non ci sono state ulteriori segnalazioni nello scorso anno.
Orientalis non è dissimile da Crabro per molti versi: il ciclo riproduttivo, l’eusocialità – alternarsi di fase solitaria e vita in famiglia – la nutrizione prima molto proteica e poi molto zuccherina, la passione per le api mellifere in quanto riserva eccellente di questo e quello.
Non vale tuttavia a contenere la moltiplicazione dei nidi il trappolaggio delle fondatrici, o meglio, dà risultati così scarsi che non ha senso disseminare gli apiari di abbeveratoi di birra (e non pensiate che non siano state provate innumerevoli esche per catturare le regine); la presenza massiccia di operaie all’attacco si comincia a vedere in luglio, ma è da agosto ad ottobre che la predazione è così intensa che molti alveari vengono letteralmente sbriciolati dall’assalto delle vespe. Si usano arnie trappola sfruttando il meccanismo della nassa, si testa l’efficacia delle arpe – che con velutina hanno dato buoni risultati – si proteggono le entrate delle arnie e si torna di continuo in apiario per catturare ed eliminare le bottinatrici all’opera. Ma dove la pressione delle vespe è alta, vincere qualche battaglia significa davvero poco.
Sembra sempre facile dire: allora, sposta le api. Non è sempre possibile spostare le api. Non sempre si tratta di tre alveari. Non ci sono sempre luoghi ospitali alternativi.
Non sempre ci sono risposte immediate ai problemi.
NEl primo dei nostri incontri del lunedì, Fortunato Battaglia, tecnico apistico di ARAS – Associazione Regionale Apicoltori Siciliani – ci ha descritto bene le difficoltà di convivenza con Vespa Orientalis e ha sottolineato l’importanza di tenerci pronti a riconoscerla, qualora venisse a bussare alle nostre arnie.
E non per capire se sono ben popolate…
Gli incontri sono riservati ai soci. Per partecipare segui le istruzioni per iscriversi all’associazione.
Ti aspettiamo al prossimo ritrovo del lunedì!
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