Hated in the nation/Odio universale; Black Mirror, serie 3, episodio 6, durata 86 minuti. Diretto da James Hawes; scritto da Charlie Brooker.
Black Mirror è una serie antologica britannica che illustra diversi possibili scenari inquietanti derivanti dall’uso sempre più intenso ed avvolgente delle tecnologie che occhieggiano dietro ai molti specchi neri che ci riflettono, descrivono, conoscono con dettaglio crescente. Sono computer tablet smartphone, i black mirrors del titolo della serie britannica.
Ogni episodio è una sfida,una provocazione, una inquietudine prossima a quanto già stiamo sperimentando in massa su scala planetaria.
L’autore della serie Charlie Brooker si interroga su quali siano gli effetti collaterali della dipendenza da tecnologia. In “Hated in the nation” si declina, seguendo i ritmi di un thriller poliziesco, il fenomeno dell’uso dei social media come un fight club in cui si colpisce con accanimento verbale il target del momento: la giornalista, il rapper, la ragazza che posta una foto un po’ irriverente. Posts e tweets violenti e aggressivi sono un vero modo di odiare? Sono solo pensieri senza conseguenze? Tutto ruota attorno alla questione della responsabilità … e sul resto, abbiate pazienza, bisogna tacere per non guastare il gioco intellettuale e la suspense di questo episodio che dura quasi come un film.
Quello che possiamo e vogliamo anticipare è la presenza, da protagoniste, delle api; o meglio degli impollinatori robotici che le hanno sostituite. Veniamo infatti informati nei primi minuti del film che le api sono state falcidiate dal Colony Collapse Disorder, ma si è corsi ai ripari in tempo per scongiurare la catastrofe, pur in un presente in cui la crisi ambientale è tale che l’estinzione delle specie è all’ordine del giorno.
Gli impollinatori robot (ADI, autonomous drone insects.. e attenzione! Il termine drone in inglese significa originariamente fuco) sono unità autonome dotate di visori per riconoscere i fiori, su cui si posano sporcandosi di polline esattamente come il modello biologico degli impollinatori apoidei. Sono unità autonome, intelligenze artificiali dotate di una programmazione comportamentale e di capacità di autoapprendimento sorprendente: al solo secondo anno di attivazione, la Gran Bretagna è già interamente coperta da una rete di decine di migliaia di alveari dalla forma geometrica, con favi orizzontali, sviluppati come un gioco di costruzioni lego.
Ogni alveare è una unità capace di replicarsi attraverso la stampa in 3D. Quel che manca, come fa notare con un certo rimpianto la detective in visita al centro direzionale della Granular, la società pubblica che finanzia e gestisce il grandioso progetto, è il miele, ahinoi, un sottoprodotto sacrificabile del più fondamentale servizio di impollinazione.
Per noi apicoltori “Hated in the Nation” è ricco di suggestioni, piccoli dettagli non casuali che si fanno notare durante lo scorrere dell’indagine sino alla grandiosa sciamatura finale con il contrappunto musicale sognate e angoscioso di “Fall into me” di Alev Lenz.
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