Nell’intervista che segue, Federico e Jury raccontano la loro storia con la Macchina della Cera e dispensano utili consigli agli apicoltori.
In provincia di Macerata, a Castelraimondo, si trova l’unica cereria della nostra regione. E’ gestita da due soci che si dividono tra il lavoro in apiario e quello di trasformazione della cera grezza in fogli cerei.
Chiediamo a Federico e Jury di raccontare come, quando e perché sono diventati “ceraioli”
Federico: Eravamo in tre in quel momento, io, Daniele e Yuri, novelli apicoltori di buone speranze.
La macchina della cera.. se sei una persona scaltra o almeno un po’ furba, non te la vai a cercare … ma se la malattia delle api ti si è già attaccata addosso, allora non ci puoi fare niente e alla prima occasione ti infili in qualche guaio. E così è andata che siamo diventati ceraioli.
Jury: L’occasione si è presentata di ritorno dall’annuale pellegrinaggio alla cereria Monti Azzurri di Muccia, gestita all’epoca da Carlo e Alvaro. Non ricordo chi dei tre riportò la notizia della possibilità di subentrare nella gestione; sta di fatto che da lì in una stagione eravamo diventati ceraioli. Era il 2010.
Ci potete spiegare come funziona la trasformazione della cera?
Jury: Iniziamo con il dire che il ciclo della lavorazione della cera comincia nel laboratorio di ogni apicoltore, dove possiamo ottenere dei pani fondendo i vecchi favi o gli opercoli ottenuti dalla smielatura.
Dal punto di vista della purezza è sicuramente migliore la cera proveniente dalla lavorazione degli opercoli mentre quella ottenuta dai favi risulta più scura a causa dei pigmenti delle esuvie larvali e richiede una lavorazione poco conveniente dal punto di vista economico e più impegnativa per via dei tempi di estrazione.
Al fine di evitare fenomeni di fermentazione che poi conferiscono un odore sgradevole alla cera è bene liberarla dai residui di miele e polline fondendola e facendo attenzione ai materiali utilizzati in questa fase; occorre infatti evitare ferro, zinco e rame ed utilizzare solo contenitori in acciaio inossidabile evitando comunque il riscaldamento diretto della fiamma e cercando di favorire un lento raffreddamento.
E’ noto che nella cera si fissano facilmente tutti gli acaricidi di sintesi chimica e quindi è consigliabile fondere la cera di favo separatamente.
Tra i metodi di fusione il sistema più economico è sicuramente “il pentolone”, grazie all’utilizzo di acqua in rapporto di circa 1 a 3 (acqua/cera) per impedire il contatto diretto con la fiamma che danneggerebbe la cera. Una volta raggiunta la temperatura di ebollizione dell’acqua si spegne la fiamma e si attende la solidificazione del pane che poi va ripulito dalle impurità che si saranno aggregate nella parte a contatto con l’acqua.
Federico: Per chi volesse, al fine di ottenere una cera più pulita, si può filtrare la cera ancora calda con un filtro in nylon e travasarla in un altro recipiente. Questa operazione si può ripetere più volte.
Tra le alternative professionali ci sono naturalmente le sceratrici che possono essere solari o a vapore, entrambe di facile utilizzo e sicure dal punto di vista del materiale di costruzione che è sempre l’acciaio inossidabile. Una volta ottenuti i pani di cera, questi vanno lavati bene e conservati in un luogo fresco per evitare che siano attaccati dalla tarma della cera. A questo punto la cera è pronta per essere conferita e scambiata in cereria
Il nostro laboratorio è dotato di due sterilizzatori, uno da quattro quintali e un altro più piccolo da un quintale preso per andare incontro alle esigenze dei medi e piccoli apicoltori che in questo modo possono ottenere delle elaborazioni personalizzate.
In questi sterilizzatori i pani di cera arrivano ad una temperatura di oltre 120 gradi centigradi e ciò è naturalmente possibile perché insieme alla cera non viene introdotta acqua in modo tale che ci sia una sicura sterilizzazione del prodotto. Dopo il processo di sterilizzazione la cera viene lasciata riposare e decantare per circa 24 ore. Possiamo perciò dire che un ciclo di lavorazione necessita, tra carico, sterilizzazione, decantazione e lavorazione, di un tempo di circa 48 ore.
Potete variare le dimensioni delle celle e del peso dei fogli cerei? Esiste uno “standard”? gli apicoltori vi chiedono “produzioni su misura”?
Federico: Ovviamente nei rulli non si può variare a piacimento la dimensione della cella che per lo standard attuale viene data a 800/825 cellette per decimetro quadrato.
Tutto il resto si può cambiare ma direi di soffermarsi solo sulla grammatura del foglio; si possono lavorare fogli Dadant Blatt da nido 41cmx26cm con pesi diversi che vanno dai 100 fino a 120/130 grammi.
Lo standard minimo è quello più richiesto; gradito ai commercianti che quando vi danno 10 fogli possono farvi pagare un chilogrammo di cera senza doverla pesare e anche dalla gran parte degli apicoltori che ottengono un numero di fogli più alto quando fanno lo scambio.
Jury: Le api ed un numero ristretto di apicoltori pretendono invece un foglio più spesso.
Le api gradiscono un foglio più spesso e più rigido, che ha una maggiore planarità e ha più materia da “andare a togliere” ed il filo viene nascosto meglio quando si salda al foglio … gli apicoltori invece … hanno ognuno le proprie ragioni!
Per il ceraiolo non fa grande differenza; fa quel che gli si dice; LA MACCHINA DELLA CERA invece si rifiuta di fare cera spessa solo nelle giornate calde.
2 Comments
Buonasera. Vorrei sapere quanto mi costerebbe trasformare i miei panetti in fogli cerei.
Grazie anticipatamente.
Buongiorno Gabriele, ti abbiamo risposto via mail. Grazie per averci contattati.